Cronache

Macerata, spacciatori e cortei. E il governo "silura" il questore

A Vuono subentra Pignataro, un esperto di antidroga Pochi giorni fa polemiche sulle manifestazioni di destra

Macerata, spacciatori e cortei. E il governo "silura" il questore

Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, ieri ha sostituito il questore di Macerata, Vincenzo Vuono, con il direttore della II sezione Antidroga, Antonio Pignataro. Si tratta di una mossa a sorpresa che fonti interne al dipartimento della Pubblica sicurezza hanno voluto motivare con «un cambio di passo» dopo giorni difficili per la città.

La spiegazione ufficiosa, però, non dissipa i dubbi sull'avvicendamento: Vuono, infatti, si era insediato il 20 novembre e aveva svolto per intero la propria carriera nei commissariati più «caldi» di Roma, dunque non è certamente un funzionario inesperto di ordine pubblico e contrasto della criminalità. La provenienza del suo successore lascia, tuttavia, intendere che il Viminale intenda effettuare un «giro di vite» contro il traffico di stupefacenti nel Maceratese, gestito soprattutto da immigrati irregolari, un universo intorno al quale si è sviluppato il delitto di Pamela Mastropietro.

Non è un caso che, in seguito all'assassinio, nel capoluogo marchigiano si siano moltiplicate le operazioni contro gli spacciatori. Quattro giorni fa era stato arrestato un 26enne nigeriano che, sorpreso in flagranza di reato, aveva ingoiato 15 ovuli di cocaina e, a poche ore di distanza, stessa sorte era toccata a un 20enne guineano senza fissa dimora che commerciava in hashish e marijuana. Non meno scalpore ha suscitato la telefonata del programma La zanzara a un pusher locale con il quale era stata contrattata la consegna di una dose in pochi minuti.

Le voci di corridoio circolate ieri mattina, successivamente all'annuncio dell'avvicendamento tra Vuono e Pignataro, avevano evidenziato tra i punti negativi anche la gestione dell'ordine pubblico. La scorsa settimana, infatti, si sono svolti a Macerata una marcia di Casapound, una fiaccolata di Forza Nuova (con annessi tafferugli) e il deprecabile corteo sedicente antifascista nel quale sono stati gridati slogan contro le vittime delle foibe. Sul via libera a tutti e tre i raduni, in un momento di fortissima tensione a causa dell'azione terroristica e razzista di Luca Traini, si era verificato il classico rimpallo di responsabilità tra le autorità. Ieri Minniti ha fatto esplicito riferimento all'happening maceratese di Forza Nuova come unica manifestazione vietata in quindici mesi di titolarità del ministero. Legittimo, quindi, sospettare che anche tale questione sia stata vagliata al momento di decidere l'avvicendamento visto che il sindaco Romano Carancini aveva invitato tutte le forze politiche a non organizzare eventi pubblici. Non a caso, il dipartimento di Pubblica sicurezza aveva inviato un funzionario da Roma al tavolo tecnico della Prefettura di Macerata che aveva autorizzato il corteo «antifascista».

Circostanze «aggravanti», tuttavia, rispetto a un problema ben maggiore: il contrasto al traffico di droga gestito da gang di nigeriani e di altri immigrati irregolari di origine africana. A Porto Recanati (la città più multietnica d'Italia con il 22% circa di residenti stranieri) nella seconda metà di gennaio la Squadra Mobile aveva passato al setaccio l'Hotel House, un palazzone occupato da immigrati trasformato in supermarket della droga, famoso anche fuori dai confini delle Marche. In quell'occasione furono arrestati due tunisini «incastrati» dai selfie che scattavano durante lo spaccio. Non meno preoccupante la situazione nella vicina Civitanova Marche dove la cittadinanza si è radunata lanciando l'allarme per lo spaccio in pieno centro cittadino. La locale amministrazione di centrodestra ha potuto fare poco se non promettere maggiore sorveglianza dai parte dei vigili urbani indirizzando le lamentele al prefetto.

Il corto circuito tra immigrazione irregolare, delinquenza e disordini, alla fine, ha fatto saltare la poltrona di Vuono, che finora è stato l'unico a pagare.

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