Elezioni Regionali 2020

Di Maio chiude al Pd "Sostenere Bonaccini? Statuto vieta l'alleanza"

Di Maio incontra gli attivisti M5S a Bologna e chiude le porte a Bonaccini: "Per statuto non possiamo sostenere il candidato di un partito"

Di Maio chiude al Pd "Sostenere Bonaccini? Statuto vieta l'alleanza"

Dopo essere stato sconfessato dalla base che ha costretto il M5S a non scappare dalle urne e correre alle Regionali in Emilia Romagna e Calabria, Luigi Di Maio deve fare i conti con la scelta del candidato.

Una scelta non facile e delicata, che però deve essere presa al più presto, considerando che alle elezioni mancano appena due mesi - si voterà il 26 gennaio prossimo - e il tempo per la campagna elettorale è sempre più risicato. "Correremo da soli", aveva già annunciato il "capo politico" dei 5 Stelle dopo il voto su Rousseau. E oggi a Bologna spegne gli animi di chi vorrebbe accodarsi al Partito democratico e sostenere Stefano Bonaccini per evitare di consegnare la Regione in mano al centrodestra.

"Per statuto non possiamo sostenere il candidato di un partito", avrebbe detto Di Maio ai circa 400 attivisti grillini arrivati al Savoia Regency Hotel per incontrarlo e definire una strategia. E avrebbe aggiunto che questo tema sarebbe stato affrontato anche con Beppe Grillo in uno degli ultimi colloqui. "Qui c'è un Movimento vivo e pronto a combattere", avrebbe proseguito, "Faremo una campagna tra la gente e li sfideremo tutti, rubateci il programma". Un boato degli attivisti ha accompagnato le parole dell'ex capogruppo M5S di Reggio Emilia Norberto Vaccari, quando quest'ultimo ha scandito "mai con Bonaccini".

All'incontro sono presenti i consiglieri regionali Andrea Bertani, Silvia Piccinini e Raffaella Sensoli (arrivati insieme) a favore, o quantomeno possibilisti, verso il dialogo con il Partito democratico. Al meeting ci sono anche diversi parlamentari emiliano-romagnoli come Gabriele Lanzi, Michela Montevecchi, Marco Croatti e Maria Edera Spadoni vicepresidente della Camera che ha preso una chiara posizione per il no ad alleanze con i Dem. Presente, poi, il sottosegretario alla Giustizia, Vittorio Ferraresi. Tra i partecipanti anche il consigliere di Bologna, Marco Piazza ed assente invece Max Bugani, uno dei soci di Rousseau e capo staff di Virginia Raggi al Campidoglio, sostenitore della linea (poi sconfessata dalla base) della desistenza.

Ma proprio in questi giorni Di Maio si ritrova stritolato dalle correnti. "La sua leadership non si discute", ha detto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, interpellato da Nicola Porro a Quarta Repubblica, "Di Maio è il capo politico per quattro anni, è stato eletto su Rousseau e non si discute".

Ma diversi retroscena parlano di una volontà di "sostituirlo" al vertice del movimento.

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