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La Merkel getta la spugna: "Meglio tornare a votare"

Negoziati falliti, la Cancelliera esclude un governo di minoranza. Il presidente Steinmeier: «Cercare l'intesa»

La Merkel getta la spugna: "Meglio tornare a votare"

Alla fine Angela Merkel, la donna più potente d'Europa, ha dovuto gettare la spugna. Domenica sera a tardissima ora, dopo che anche l'ultimo «penultimatum» delle ore 18 si era rivelato inutile, il colpo finale alla sua determinata volontà di mettere insieme l'improbabile coalizione «Giamaica» con i Verdi e i Liberali lo ha sferrato proprio il leader di questi ultimi, Christian Lindner. «Meglio non governare che governare nel modo sbagliato», ha detto l'ambizioso leader che due mesi fa aveva riportato al Bundestag la sua Fdp dopo una legislatura di penitenza per carenza di consensi elettorali. E la mattina dopo la Cancelliera ha chiarito di non voler passare per l'umiliante esperienza di guidare un fragile governo di minoranza, magari con gli stessi Liberali: «Preferisco piuttosto andare a nuove elezioni, e sono pronta a guidare ancora la Cdu», ha detto la Merkel.

L'estenuante trattativa fra tre partiti troppo eterogenei per trovare un compromesso (ma sarebbe meglio dire quattro, perché la Csu, costola bavarese della Cdu, fa ormai squadra a sé) è naufragata sullo scoglio più grosso: quello delle politiche migratorie. I Verdi, che già avevano a loro avviso troppo concesso acconsentendo a fissare una quota massima - ancorché indicativa - di 200mila immigrati l'anno, si sono rifiutati di rinunciare a uno dei loro punti qualificanti, quello della concessione dei raggiungimenti familiari per gli immigrati già accolti in Germania. E su questo punto i Liberali - già pochissimo disposti a tollerare le pretese degli ecologisti su politiche energetiche sempre più restrittive - hanno chiuso le comunicazioni: Giamaica addio.

Ieri mattina, preso atto della rottura dei negoziati, la Merkel si è recata al castello di Bellevue, residenza berlinese del presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier, per aggiornarlo sulla difficile situazione venutasi a creare. «Credevamo che ci fosse lo spazio per un accordo - ha detto la Cancelliera - ma col dovuto rispetto per i Liberali mi dispiace di non essere riusciti ad arrivare a un'intesa reciproca».

E mentre la Merkel assicurava di esser pronta a concordare con i vertici del suo partito le prossime mosse per guidare la Germania «nelle prossime difficili settimane», la palla passava nel campo di Steinmeier. Il quale, nonostante la Costituzione tedesca attribuisca al presidente un ruolo poco più che cerimoniale, ha deciso di far sentire chiara la sua voce per un richiamo alla responsabilità dei leader politici. «Quello di formare il governo - ha detto - è l'incarico più alto che i partiti politici possano ricevere. Il 24 settembre i partiti si sono offerti di assumersi la responsabilità per la Germania e questo è qualcosa che non possono semplicemente restituire agli elettori». L'invito a tutti i partiti, compresi quelli che si sono collocati all'opposizione, è dunque quello di impegnarsi ancora per formare un esecutivo.

Ma come si diceva, questa prospettiva pare ormai quasi esclusa. Lo ha fatto capire l'ormai scettica Angela Merkel, pur ammettendo di voler «vedere cosa succederà nei prossimi giorni» e lo ha ribadito a chiare lettere il leader socialdemocratico Martin Schulz. Il grande sconfitto del 24 settembre non intende tornare a fare il donatore di sangue a un governo di grande coalizione guidato dalla sua avversaria ideologica della Cdu, e scommette invece su una rivincita della sua Spd alle prossime elezioni anticipate.

Facendo orecchie da mercante all'appello istituzionale del suo compagno di partito Steinmeier, che incontrerà comunque mercoledì prossimo a Bellevue.

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