Politica

La nostra è una Repubblica fondata sui cespugli

Sono come le monetine da dieci o venti centesimi, in genere non sai dove metterle, ma in alcuni casi fanno la differenza. Qui si parla di cespugli, cespuglietti, fronde, rami secchi, rimasugli, insomma(...)

(...) partitini. Non tutti hanno lo stesso peso. Tutti insieme comunque rappresentano la fisica delle particelle della politica italiana. Qualche volta sono determinanti. Se dite a qualcuno del Nuovo centrodestra (Ncd) che il suo partito è un cespuglio vi strozza. Come ripete spesso Alfano a destra c'è una prateria da conquistare. Non conta il peso elettorale, ma la posizione strategica. La maggioranza di governo si regge sui voti del centro. Renzi però sta dicendo in giro che il suo futuro non dipende da un paio di monetine. È convinto che se perde 20 o 30 centesimi da qualche parte li ritroverà, magari smucinando le tasche o raccattando per terra pezzi sparsi di senatori. Non è il massimo per chi sogna di fare le grandi riforme, ma Matteo è fatto così. Si parla infatti di un gruppo con il marchio 2018 che dovrebbe arrivare in soccorso etico e responsabile della maggioranza, un po' di ex grillini, una quota di Ncd fedeli alla linea, pezzi in libera uscita da Forza Italia. Tutto questo in fondo fa parte della tradizione italiana. I cespugli da sempre esistono per questo. Qualche giorno fa Mastella, un esperto in materia, annunciava la nascita di un nuovo partito. Ma a che serve? Risposta: non si sa mai, bisogna sempre essere pronti. Ecco, qui c'è tutto il senso dei cespugli. È l'idea che la balena può sempre avere bisogno di un favore. E a quel punto mercanteggi, una poltrona, una candidatura, una rendita. Fare il leader del partito ti può assicurare una vita politica lunga. Ricattano? Diciamo che si fanno pagare la situazione. Il sistema politico e istituzionale crea l'indispensabilità dei cespugli. Nella prima Repubblica avevi le correnti democristiane e le sponde dei partiti laici, con il Psi di Craxi a navigare tra le linee di Dc e Pci, sfruttando il fattore K. Gli anni della seconda Repubblica sono stati invece il paradiso dei cespugli. Chi si ricorda di Alleanza democratica di Adornato e Ayala? C'è ancora traccia del Rinnovamento italiano di Lamberto Dini? Cosa è rimasto di tutte le sfumature dei Verdi, Sole che ride, Arcobaleno? Quanti sono i frammenti pulviscolari di Rifondazione comunista? E il centro? Il centro è rimasto sempre un non luogo della politica dove immancabilmente trovi Pier Ferdinando Casini e una miriade di partitini di cui nessuno ricorda il nome. Pensate che adesso a Palazzo Madama ci sono ancora 15 senatori di Gal, il gruppo Grandi autonomie e libertà composto da Grande Sud, Noi sud, Movimento per le autonomie, Nuovo Ps e Popolari per l'Italia. Ci sono tre deputati del Centro democratico, c'è Democrazia solidale e il folto cespuglio di ciò che resta di Monti, ossia Scelta civica.

La verità è che il bipartitismo in Italia non ha mai avuto fortuna. Perfino il sogno referendario di Segni si è annichilito in un partitino, il Patto di Mariotto. La soluzione è nelle riforme di Renzi? Probabilmente no. Renzi si muove come faceva Giovanni Giolitti nei primi decenni del Novecento. Il suo obiettivo è la grande palude della maggioranza renziana, che risponde solo alle sue esigenze tattiche. Come Giolitti non corrispondeva al Partito liberale, così Renzi va oltre il Pd. Matteo pesca a destra e sinistra e cambia le maggioranze ogni volta che ha bisogno di sbrogliare un tema o un groviglio politico. Proprio come il vecchio ministro della malavita (copyright Gaetano Salvemini). Il sospetto allora è questo: il Partito della nazione crescerà tra i cespugli, senza spine, senza troppi ricatti e riciclabili.

Basta potarli di tanto in tanto.

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