Olimpiadi, M5S apre: "Solo se aiutano Roma". Ma il direttorio è diviso

La linea pragmatica dell'assessore Berdini. Raggi prende tempo. Il timore dei sondaggi

Olimpiadi, M5S apre: "Solo se aiutano Roma". Ma il direttorio è diviso

«Expo Milano 2015 è stato una devastazione perché abbiamo urbanizzato a vuoto 120 ettari di territorio e non sappiamo che farne. Se quelle sono le Olimpiadi dico di no». Paolo Berdini, assessore all'Urbanistica della giunta Raggi, ospite in tv, va giù piatto sullo spinoso dossier della candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024, quando ormai mancano pochi giorni all'incontro fra la sindaca 5stelle e il presidente del Coni Malagò. Poi, pragmatico aggiunge: «Se le Olimpiadi servono per fare le quattro linee che inventeremo con Linda Meleo (assessore capitolino ai Trasporti) o la messa in sicurezza degli impianti sportivi che stanno andando a pezzi a Roma dico di sì». Indicazioni per una trattativa col Comitato Olimpico che si preannuncia tutta in salita? Si vedrà.

Intanto le parole dell'urbanista arcinemico dei «palazzinari» romani arrivano subito dopo l'ultimo intervento della stessa Raggi che, ospite della festa del Fatto domenica scorsa, ha infiammato la platea ribadendo la linea del Movimento che tanti consensi aveva portato in campagna elettorale («Nel debito-monstre di Roma di 13 miliardi, un miliardo è ancora l'indennità di esproprio per le Olimpiadi del 60. L'anno scorso gli italiani hanno finito di pagare la rata del mutuo di Italia 90. Fatevi due conti...»), guardandosi però ancora una volta dal chiudere il capitolo con un bel no secco. Linea attendista dunque, dettata sì dal rispetto della tregua ferragostana siglata prima di Rio tra Campidoglio e Coni, ma soprattutto dalla consapevolezza che altri pezzi della giunta capitolina sono in realtà favorevoli alle Olimpiadi. Non solo: sulla questione all'interno dello stesso Direttorio M5S non regnerebbe più la compattezza di un tempo, con Alessandro Di Battista, titolare del complicato «dossier Olimpiadi 2024» che rimane nettamente contrario alla candidatura di Roma, mentre sarebbe diventato assai più possibilista il vicepresidente della Camera Luigi di Maio.

E a complicare la partita all'interno del M5S, da sempre maniacalmente attento alle ricadute mediatiche delle proprie scelte, ora arriva anche l'ultimo sondaggio del Censis secondo cui il 50,2% dei romani si è dichiarato favorevole alla candidatura della Capitale, staccando nettamente i blocco dei contrari, fermi 36,2%. Una maggioranza «trasversale» secondo l'istituto di ricerca, in cui i più favorevoli risultano essere coloro che vanno in cerca di prima occupazione (65,2%) e gli anziani (58,9%), accomunati dalla convinzione che l'evento porterebbe lustro, investimenti, occupazione e opportunità per la città e chi ci vive.

Ossigeno per la linea attendista del duo Raggi-Frongia (il vicesindaco con delega allo Sport), sempre più accerchiato dalla base che pretende coerenza assoluta con il programma elettorale. Ma al di là dei sondaggi, i numeri che contano in questo momento sono altri.

Per la candidatura di Roma sul piatto ci sono un miliardo e 700 milioni del Cio, un'opportunità anche per il trasporto pubblico della Capitale. Ed è facile immaginare che l'assessore Berdini avesse in testa questi numeri quando ha parlato di nuove linee urbane come «prezzo» per promuovere Roma.

Poi c'è il bando per le periferie da 40 milioni firmato da Renzi, perno di un dialogo «costruttivo» che Virginia Raggi sta cercando di aprire col governo su questioni tutt'altro che marginali come la dilazione del debito della Capitale e la soluzione dell'emergenza rifiuti che affligge la città eterna. Se alla fine la Raggi sfilasse Roma dalla candidatura olimpica, il timore più grande è che l'inquilino di Palazzo Chigi potrebbe diventare «sordo».

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