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"Partita quasi chiusa, Assad vincitore"

Il presidente del Centro studi internazionali: "Regime forte, grazie ai russi"

"Partita quasi chiusa, Assad vincitore"

«Una puntura di spillo»: così il professor Andrea Margelletti, presidente del Centro di studi internazionali e consigliere del ministro della Difesa definisce l'azione in Siria.

Quindi un'azione limitata?

«Non è successo niente, per la semplice ragione che le tre potenze mondiali hanno avvertito che avrebbero bombardato con giorni d'anticipo, per cui l'effetto sorpresa se n'è andato. Se c'era qualcosa da spostare, i siriani hanno potuto farlo in tranquillità. E poi se tu vuoi eliminare delle capacità non devi soltanto distruggere i macchinari, ma minare anche chi ha queste capacità, impedendo che possa esercitarle in futuro. Dato che hanno bombardato alle 3 di notte, dentro le fabbriche non c'era nessuno».

Ci si può aspettare un altro attacco con armi chimiche in futuro?

«No, credo che la partita siriana si stia per chiudere con la totale vittoria di Assad. Rimarranno delle nicchie di zone franche, ma in questi anni, da quando c'è stato l'intervento russo, Assad ha ripreso quasi tutto il territorio strategico che gli interessava».

Si può temere una reazione russa ai bombardamenti?

«Mosca è stata avvertita di ciò che sarebbe accaduto e ha messo in atto una serie di azioni prudenti per evitare ogni rischio, compresa l'uscita da Tartus. Non ha senso che compia attacchi, in Siria ha mano completamente libera».

L'operazione è quasi atipica. Non una guerra, ma un'azione militare. Che differenza c'è con quella attuata in Libia?

«In Libia facemmo una campagna militare che durò giorni, in Siria si sono limitati a un attacco durato poco più di un'ora. E poi all'epoca smontammo il dispositivo militare di Gheddafi e disintegrammo le capacità del suo esercito. Ieri si sono colpiti 3, forse 4 obiettivi e niente più. Come detto, l'operazione è finita».

Perché l'Italia è rimasta fuori?

«Perché non era la nostra partita. Londra è da sempre alleato strategico degli Usa e con l'uscita dalla Ue deve essere sempre più vicina agli Usa per avere un peso. Parigi considera la Siria elemento di interesse».

Non la considera una prova di forza da parte dei tre Stati?

«No, tu non arrivi dando una puntura di spillo se vuoi dare una prova di forza. Tu arrivi in maniera diversa quando c'è un progetto politico e in Siria non esiste un progetto politico occidentale. Quello che è mancato in quel Paese in sette anni è che l'Occidente non è stato in grado di proporre una singola persona da sostituire ad Assad».

Per l'attacco in Siria la Francia ha usato nuovi missili.

«Sono gli scalp naval, lanciati da navi classe Fremm oppure Horizon, gittata di mille chilometri. A differenza degli storm shadow, posseduti anche dalla nostra Aeronautica militare, hanno un booster maggiorato.

Sono prodotti dall'Mbda, grande azienda della missilistica europea con sede anche a Roma».

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