Guai per il Pd in vista delle Regionali. Da Nord a Sud sono numerose le schegge impazzite nel campo del centrosinistra. In Veneto la renziana Alessandra Moretti pare destinata a perdere contro Luca Zaia, nonostante la candidatura di disturbo di Flavio Tosi e l’accordo stretto con Sel e con i Verdi.
In Liguria, invece, il deputato civatiano Luca Pastorino ha deciso di presentarsi contro la candidata ufficiale del Pd, Raffaella Paita che si presenta con l’appoggio anche del Nuovo centrodestra. Pastorino, dopo aver lasciato il Pd, ha ricevuto il sostegno di Sel, di Sergio Cofferati e degli altri dissidenti democratici che hanno contestato la vittoria della Paita alle primarie. La Liguria, data per sicura fino a qualche giorno fa, potrebbe essere in bilico, visto che Lega Nord e Forza Italia hanno trovato l’intesa per una candidatura unitaria (quella di Giovanni Toti) e se il Movimento 5 Stelle dovesse avere una buona affermazione nella terra di Beppe Grillo. I voti di Pastorino, che potrebbe attestarsi attorno al 10%, sarebbero, in quel caso, decisivi per un’eventuale e clamorosa sconfitta della Paita.
Anche in Umbria i civatiani provano a guastare la festa della candidata del Pd, Catiuscia Marini, governatrice uscente che si ripresenta per il bis. Rita Castellani, dopo una lunga militanza nel Pd, ha lasciato il partito e guiderà una coalizione di cui farà parte anche l’Altra Europa-Umbria che si ispiri alla sinistra di Tsipras e di Podemos. Situazione contorta anche nelle Marche dove il presidente uscente Gian Mario Spacca, con due legislature alle spalle col centrosinistra, ora si ripresenta con la lista Marche2020, appoggiato dai centristi di Area popolare e forse nei prossimi giorni anche Forza Italia convergerà sul suo nome. Luca Ceriscioli è il vincitore delle primarie e candidato ufficiale del Pd che, però, non avrà il sostegno di Sel che si presenta da sola col suo coordinatore regionale Edoardo Mentrasti. Altra roccaforte rossa in bilico? Dove non ci dovrebbero essere sorprese è nella Toscana di Matteo Renzi e di Enrico Rossi che si ripresenta alla guida della Regione per un secondo mandato ma anche in questo caso senza il supporto di Sel. I vendoliani, infatti, correranno da soli con Tommaso Fattori perché Rossi, noto antirenziano, si è convertito alla vocazione maggioritaria del Pd a cui tanto ambisce il segretario-premier.
Al Sud i problemi maggiori sono rappresentati dalla candidatura in Campania di Vincenzo De Luca, sulla cui testa pendono gli effetti della legge Severino. Tecnicamente De Luca è candidabile ma non eleggibile perché condannato per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla costruzione del termovalorizzatore di Salerno, città di cui è sindaco. Nonostante da più parti gli sia stato chiesto più volte un passo indietro, De Luca non ha ceduto il passo e sembra intenzionato a ricorrere al Tar in caso di vittoria elettorale. Vittoria non scontata dato che il patto tra Berlusconi e Salvini prevede che la Lega non si presenti in Campania e ciò facilita un accordo tra il centrodestra e i centristi di Area popolare (Ncd+Udc). Anche in questa regione, inoltre, il Pd non è riuscito, o meglio non ha voluto, allearsi con Sel che candida Salvatore Vozza come leader della sinistra radicale campana. Il deputato campano Guglielmo Vaccaro ha, poi, annunciato che voterà per il governatore uscente di Forza Italia Stefano Caldoro e non esclude una sua fuoriuscita dal Pd.
In Puglia, dove Michele Emiliano si presenta come il candidato di tutto il centrosinistra in alleanza con l'Udc, il Pd ha recentemente espulso Guglielmo Minervini, assessore alle politiche giovani uscente, reo di volersi candidare nelle liste di Sel “per difendere la stagione di 10 anni di governo Vendola”. Minervini era arrivato terzo alle primarie per la scelta del candidato Presidente e l’ala a lui vicina non solo contesta l’alleanza con l’Udc ma anche l’ingresso di molti esponenti di centrodestra sul “carro del vincitore”. Ad agitare le acque del Pd pugliese c'è anche il sostegno alla candidatura a sindaco di Cosimo Mele, l'ex deputato Udc coinvolto nel 2007 in uno scandalo a base di sesso e cocaina, che si è riclicato come primo cittadino di Carovigno, il suo paese natio, prima sotto le insegne dell'Ncd e ora col Pd. Due anni fa, infatti, Mele era stato eletto con l'appoggio di liste civiche ma al ballottaggio ottenne il sostegno del il Pd. Era poi passato con gli alfaniani che l'avevano sfiduciato ma era riuscito a rimanere in sella ancora un anno grazie ai voti del Pd, di cui ora è il portabandiera per le amministrative di fine maggio.
Dalla Sicilia, infine, sono da segnalare le dimissioni del presidente regionale del partito,
Marco Zambuto (ex Pdl), colpevole di aver incontrato Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli e di aver favorito la vittoria del candidato vicino a Forza Italia, Silvio Alessi alle primarie del centrosinistra di Agrigento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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