"Da 20 anni ci promettiamo di cambiare il Paese e non lo facciamo, rimandiamo in nome di una malattia che si chiama "riformite". Ora dobbiamo fare le riforme per rendere il Paese più semplice e meno caro". Matteo Renzi, durante l'inaugurazione della Fiera del Levante a Bari, parla a tutto campo. Il presidente del Consiglio ha paragonato la situazione dell’Italia degli ultimi anni a un campionato di calcio, parlando di tifoserie contrapposte e commentatori in stile processo del lunedì. Quello che è cambiato è che "questo allenatore ha la testa dura e va avanti senza mollare di un centimetro e inoltre sugli spalti c’è gente che fa il tifo perché la squadra vinca". Nonostante Renzi ammetta che gli ultimi dati sull’economia "suonano come una mancanza di crescita e ripartenza, la disoccupazione è raddoppiata. Questo è il punto di partenza, nonostante le buone politiche nelle regioni".
Il capo del governo poi ha aggiunto: "Quello che porterà l'Italia fuori dalla crisi è il pacchetto di riforme, ma è anche la capacità di riportare i cittadini a fare quello che hanno sempre fatto, i cittadini che lavorano e si spaccano la schiena, che fan del proprio meglio, che rimettono in moto Italia. Il nostro stile non è quello di lamentarsi di ciò che non si è fatto finora. Siamo convinti di essere il Paese più bello del mondo, siamo convinti che se venti anni fa non hanno piantato l'albero lo faremo noi adesso. Non si molla e si va avanti".
Poi avverte gli istituti di credito: "Le banche abbiano la forza e la lungimiranza di tornare a finanziare l’economia reale. La Bce ha deciso di mettere in circolo 200 miliardi di euro. Parlo alle imprese, agli artigiani: servono progetti seri. È necessario anche che le nostre banche, che hanno affrontato bene gli stress test, abbiano la forza e la lungimiranza di tornare a finanziare l’economia reale. L'Europa non può essere il posto dove noi dobbiamo andare a farci dire cosa dobbiamo fare da grandi, ma siamo noi che andiamo in Europa a chiedere conto dei 300 miliardi di euro. Vogliamo sapere quando li mettono. Siamo l'Italia, siamo alla guida dell'Europa e dobbiamo essere capaci di farci sentire e valere per quello che siamo. L'Europa non è né un nemico, né un giudice, né un professore. Siamo vittime di un meccanismo della mente autoimposto per cui ci diciamo che il problema è l'Europa".
In merito alla legge elettorale: "Non sono alla ricerca di una legge elettorale particolare, ma di una semplice che consenta di sapere chi ha vinto e chi ha perso. È difficile capirlo?. Invece in Italia la sera al termine delle elezioni ("e io sono l’emblema di questo ragionamento perchè premier non eletto") si apre un dibattito ideologico per capire chi ha vinto, perché vincono sempre tutti...Dopo anni di ubriacature tecnocratica è arrivato il momento per la politica di tornare a fare il proprio mestiere, che non è un brutto mestiere. Fare politica è la più alta forma di servizi, ma i dati sono devastanti, la crisi economica è globale. Io rivendico alla politica il compito di costruire il futuro. Vengo alla fiera a dirvi che se faremo quello che c'è da fare, costruiremo il futuro".
538em;">Sulla riforma della scuola, il premier ha detto: "Esigo da me stesso quello che ho sempre detto: la riforma della scuola non si fa sulla testa degli insegnanti, ignorandoli, né sulla testa dei genitori".
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