La sinistra di Fassina e Civati mette a rischio il governo Renzi

Al Senato numeri ballerini. Probabile l'uscita di Mineo, Tocci e Casson

La sinistra di Fassina e Civati mette a rischio il governo Renzi

Dopo Pippo Civati anche Stefano Fassina lascia il Pd. Dopo il tira e molla di ieri fatto di annunci e smentite, oggi è arrivata la conferma dell’addio. Per ora lo segue solo la deputata Monica Gregori ma è convinto che da qui al 4 luglio, quando lancerà dalla Garbatella il suo progetto politico che guarda a Sel e alla coalizione sociale di Landini, altri si uniranno a lui e ai fuoriusciti Civati, Pastorino e Cofferati. Il primo pronto all’addio è il senatore Corradino Mineo che, intervistato dal quotidiano online Intelligonews, dichiara: “Premetto che io la tessera del Pd l'ho presa solo nel 2013 per poter sostenere Civati. Non l'ho rinnovata nel 2014 e nel 2015. Di certo non voterò la fiducia sulla scuola. E se ci sarà possibilità di fare politica fuori dal gruppo parlamentare del Pd me ne andrò anche dal gruppo. E guardi che non sono posizioni isolate, molti pensano la stessa cosa, solo che non hanno il coraggio che ha Fassina di dire certe cose con quella franchezza".

Un altro che potrebbe seguirlo è il dissidente Walter Tocci che in questa settimana si è dedicato anima e corpo alla modifica del ddl scuola ma tutto è stato vano in quanto il governo porrà la questione di fiducia e non discuterà la riforma neppure in commissione. Tocci già in occasione del suo voto di sfiducia sul Jobs Act aveva dato le sue dimissioni che però erano state respinte e, ora, non è escluso che possa compiere il grande passo e lasciare il Pd. Un terzo senatore vicino all’addio potrebbe essere Felice Casson che, dopo la netta sconfitta alle comunali di Venezia (la seconda nel giro di dieci anni) potrebbe vendicarsi soprattutto qualora il Pd decidesse di “salvare” il senatore Ncd Antonio Azzollini. Difficile pensare che si iscriva a Possibile dato che i rapporti tra lui e Civati, per bocca dello stesso Civati, non sono buoni. Nei giorni immediatamente successivi alla sconfitta il deputato monzese lamentava il fatto che Casson avesse preferito chiudere la campagna elettorale con Renzi piuttosto che con lui perché “una figura troppo divisiva”. Ad ogni modo sarebbe un voto in meno per il governo Renzi che ha già una maggioranza esigua a Palazzo Madama. In caso contrario, lui insieme agli altri dissidenti dem, all’ex cinquestelle Francesco Campanella e a quelli Sel, potrebbe favorire la nascita del gruppo della “nuova sinistra” per il quale bastano solo dieci senatori.

Alla Camera, invece, il percorso per un gruppo comune comporterebbe tempi più lunghi perché sarebbe necessario lo scioglimento di quello di Sel e la componente degli ex Cinquestelle è divisa su questo punto. Tutto ciò che si muove a sinistra del Pd, però, non lascia indifferenti il partito con la minoranza che lancia un campanello d’allarme. “Si sapeva – spiega Gianni Cuperlo al Giornale.it - sarebbe nato qualcosa a sinistra del Pd. È importante che ora nessuno volti la testa perché non si può liquidare tutto dicendo che le persone se ne vanno portandosi via il pallone.

C’è una perdita di consensi ed è necessario riprendere un percorso di coalizione”. Che il pensiero di Cuperlo non sia rivolto alle amministrative del prossimo anno per le quali si potrebbe votare anche a Roma? Che qualcuno non tema davvero il ripetersi di un caso Liguria?

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