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Vicini ma lontani: il centrodestra riprova a formare l'alleanza Salvini-Berlusconi

Siparietto Silvio-Matteo. Invitato a intervenire Il Cavaliere cede la parola a Salvini e chiude la conferenza. Ironico il leghista: "Sperèmm..."

Vicini ma lontani: il centrodestra riprova a formare l'alleanza Salvini-Berlusconi

Pescara - È trascorso più di un anno dall'ultimo evento pubblico al quale avevano partecipato tutti e tre insieme. Sono passati più di tre mesi dal «patto dell'arancino», l'accordo di collaborazione del centrodestra per le elezioni locali siglato a Catania. Ieri a Pescara Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono tornati a sedersi assieme attorno a un tavolo per una conferenza stampa di sostegno al candidato del centrodestra alla Regione Abruzzo, Marco Marsilio.

L'appuntamento è stato voluto, concordato e infine realizzato, ma restano alcuni punti di sospensione tra i tre leader la cui alleanza è stata messa alla prova dalla formazione del governo giallo-verde. Non si possono nascondere quelle smagliature che la formazione di una maggioranza disomogenea ha creato. Certo, i tre si sono incontrati poco prima dell'inizio della conferenza stampa e si sono salutati cordialmente ritrovandosi dopo i rispettivi appuntamenti elettorali, ma una volta che sono entrati nella sala consiliare del Comune si è subito compreso che qualcosa è cambiato. Il termometro degli applausi non è indicativo: il livello dei decibel è stato uguale per ognuno dei tre «tenori». Il problema è più in profondità.

Silvio Berlusconi ha guidato il quartetto (insieme a loro c'era, ovviamente Marsilio) seguito dal candidato governatore, da Meloni e da Salvini. Il leader azzurro e quello del Carroccio si sono seduti agli antipodi del tavolo, mentre Meloni ha preso posto accanto al ministro dell'Interno. Il Capitano, sempre protagonista sui social, ha evitato di trasmettere la diretta web dell'evento e tutti i suoi interventi sono stati più tesi a non irritare l'alleato grillino che a marcare una ritrovata unità.

Conviene, quindi, iniziare dalla fine allorquando Berlusconi ha ribadito che «il centrodestra è il depositario di tutti i valori della nostra civiltà, dei valori occidentali, della libertà, della democrazia, della solidarietà, della cristianità». Il centrodestra, ha aggiunto, «è stato il recente futuro, il presente e sono sicuro che sarà anche il futuro dell'Italia, dell'Ue, dell'Occidente» ribadendo il proprio impegno da candidato alle Europee per svincolare il Ppe dall'abbraccio con la sinistra per farlo dialogare con i movimenti conservatori e populisti. È il Cavaliere che rivendica il ruolo di kingmaker dell'alleanza rifiutandosi di parlare per secondo dopo Meloni e dando la parola a un Salvini che alza gli occhi al cielo e mormora sperémm («speriamo» in milanese) temendo una sorpresa. È il Cavaliere che, in questo modo, rimprovera ai sovranisti di rafforzare l'asse turco-cinese in Europa inducendo il leader leghista a una smorfia. Berlusconi elenca gli impegni del centrodestra per l'Abruzzo, lasciato in rovina dal centrosinistra, e in questo modo fa sapere ai due alleati che l' alternativa a questa formazione è il «suicidio» politico.

«Ho dato una parola agli italiani, firmato un contratto di governo e intendo onorarlo», replica Salvini ripetendo che «a livello locale saremo alleati, a livello nazionale, la mia parola vale più di mille sondaggi: mi possono dire che la Lega è il primo partito, che potrei fare domani il presidente del Consiglio, ma faccio con orgoglio il ministro dell'Interno e intendo farlo per 5 anni». Tutto un rassicurare Di Maio. «Dove il centrodestra governa, Comuni e Regioni, lo fa bene e da 20-30 anni... la nostra è una partita molto identitaria, concreta, non traslabile in altre realtà», afferma. È lo stesso Salvini cui Berlusconi aveva girato la domanda rivoltagli sull'ipotesi di un governo di centrodestra. «Ne parleremo col ministro dell'Interno francese martedì a Pescara», replica il leader leghista fornendo la stessa risposta data sulla crisi diplomatica con Parigi.

Una fotografia vivida dello stato dell'arte l'ha fornita Giorgia Meloni. «A livello nazionale il centrodestra non si potrà ripresentare in futuro come lo abbiamo conosciuto in passato: il lavoro che FdI sta facendo è quello di lavorare ad una ridefinizione del centrodestra», ha chiosato aggiungendo che «Fdi è l'unico partito della coalizione monogamo, è rimasto sempre in questo campo e sicuramente un governo guidato da noi dà garanzie sul fatto che non si faranno patti coi 5 Stelle o col Pd». Il centrodestra disegnato da Giorgia Meloni non vuole interlocuzioni né con i gilet gialli né con i moderati (o «competenti»).

Terminato l'evento, Salvini, impegnato in un comizio, è corso a salutare i suoi alleati.

Come se nulla fosse stato.

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