Cronache

Traini faccia a faccia con le sue vittime

In aula alcuni dei feriti. Sì al rito abbreviato, chiesta la perizia psichiatrica

Traini faccia a faccia con le sue vittime

Camicia amaranto, pantaloni scuri e la zanna di lupo di stampo nazista tatuata a lato della fronte. È iniziato ieri davanti alla Corte d'Assise di Macerata il processo a Luca Traini, il ventottenne di Tolentino, accusato di strage aggravata dall'odio razziale, sei tentati omicidi, porto abusivo d'arma e altri reati minori.

In aula c'erano anche alcune delle persone ferite a colpi di pistola lo scorso 3 febbraio, che hanno mostrato le cicatrici dei proiettili, oltre agli avvocati delle parti civili e al sindaco di Macerata, Romano Carancini. Il legale di Traini, Giancarlo Giulianelli, ha chiesto e ottenuto dalla Corte, presieduta da Claudio Bonifazi, di far svolgere il processo con il rito abbreviato e a porte chiuse e successivamente sono iniziate le operazioni per la costituzione delle parti civili. I giudici si sono presi una settimana per rispondere, invece, alla richiesta della Procura di effettuare una perizia psichiatrica sull'imputato.

Quel giorno Traini ha caricato la sua Glock e a bordo di un'Alfa 147 e ha seminato il panico tra le vie del centro di Macerata, mirando esclusivamente ai cittadini di colore, tutti quelli che incontrava sul suo percorso. In quelle due ore ha colpito sei migranti, la sede del Partito democratico e le vetrine di alcuni bar. Prima di consegnarsi ai carabinieri, poi, si è recato a pregare sul luogo del ritrovamento del cadavere di Pamela.

Ieri sono state quindici le richieste di costituirsi parte civile davanti alla Corte d'Assise e 13 quelle accettate dalla Corte.

Ai feriti, si sono aggiunti una settima persona scampata all'agguato; il Comune di Macerata rappresentato in aula dal sindaco Romano Carancini; il Partito democratico la cui sede della sezione di Macerata è stata colpita dai colpi di pistola di Traini; l'Acsim, associazione culturale che eroga servizi agli immigrati; una donna che ha avuto l'auto danneggiata e i titolari del Terminal e del Babau, discoclub di Sforzacosta dove è iniziato il raid.

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