Politica

Trump dall'A alla Zeta: un grande affarista più Nixon che Reagan

La rabbia contro i media e il messaggio di ottimismo all'elettore. E quanto piace a Clint..

Alessandro Nardone

Donald Trump è sulla bocca di tutti, ma il personaggio merita una conoscenza approfondita. Eccone un «ritratto dalla A alla Z.

A - «L'ARTE DI FARE AFFARI»

Il libro, pubblicato nel 1987, è la biografia di Donald Trump, scritta in collaborazione con il suo ghostwriter Tony Schwartz; questa frase vi sarà particolarmente utile per comprendere molte delle sue uscite: «La buona pubblicità è sicuramente preferibile a quella cattiva ma, a voler ben guardare, la cattiva pubblicità è molto meglio di nessuna pubblicità. Le polemiche, per capirci, vendono».

B - BERLUSCONI, SILVIO

«È un uomo d'affari, conosce l'economia meglio di chiunque altro», «Non ha bisogno della politica per fare soldi», «Avrà successo in politica come lo ha avuto nelle sue aziende», queste frasi vi ricordano qualcosa, vero? Certo che sì, sono alcuni dei cavalli di battaglia utilizzati dai sostenitori di Silvio Berlusconi a partire dalla sua «discesa in campo», ma anche dalla maggior parte dei seguaci di Trump. Eppure, tra gli osservatori e gli addetti ai lavori statunitensi, quasi nessuno ha approfondito le similitudini tra il tycoon newyorkese e l'ex Cav.

E - EASTWOOD, CLINT

Stavolta, nel mirino dell'Ispettore Callaghan non c'è nessun criminale, ma il politicamente corretto: «Segretamente tutti se ne stanno stufando. Siamo davvero una generazione di fighette». Trump escluso, ovvio.

G GOP

Acronimo di Grand Old Party, il Partito Repubblicano rischia di implodere sotto i colpi di Donald Trump, che non risparmia occasione per attaccarne i vertici. Va detto, però, che l'esito delle primarie è molto più figlio degli errori (madornali) dei repubblicani che non dei meriti di Trump. Infatti, durante gli 8 anni di amministrazione Obama, il partito non è riuscito a caratterizzarsi con nessuna iniziativa di successo.

L - LEWANDOWSKY, COREY

Fino a qualche settimana fa era il campaign manager di Trump, che lo ha licenziato per far posto a Paul Manafort che, a sua volta, ha rassegnato le dimissioni dopo essere stato accusato di aver ricevuto 13 milioni di dollari «non dichiarati» da movimenti filorussi ucraini; ora è venuto il turno di Steve Bannon. Chi sarà il prossimo?

M - MAPLES, MARLA

Modella, attrice e seconda moglie di Donald Trump. Celebre un aneddoto che racconta come, nel 1992, quando Trump era sull'orlo della bancarotta essendosi indebitato per quasi un miliardo di dollari, passeggiando insieme a lei, indicò un senzatetto e disse: «Vedi quel barbone? Ha 900 milioni di dollari più di me».

N - NIXON, RICHARD

Slogan a parte, più che Ronald Reagan (al quale, come leggerete tra poco, i suoi sostenitori cercano di accostarlo), Donald Trump ricorda il Richard Nixon della law and order e degli attacchi forsennati ai media.

O OHIO

Ma anche Florida, Pennsylvania e North Carolina: stando alle proiezioni del New York Times, sono gli Stati cosiddetti swing che Trump dovrà necessariamente conquistare per battere Hillary Clinton.

R - REAGAN, RONALD

Potremmo tranquillamente dire che Ronnie sta ai repubblicani, come Berlinguer stava al Pci e Almirante all'Msi. È infatti il suo, il nome che viene citato per strappare un applauso sicuro o per tentare di scaldare i cuori più freddi nei confronti di Trump che tutti, dal suo candidato vice Mike Pence in giù, tentano di sdoganare proprio attraverso il paragone (forzato assai) con il presidente che ha segnato un'epoca grazie alla sua Reaganomics, ma anche e soprattutto al concetto di ottimismo.

S - I SIMPSON

In «Bart to the future», un episodio dei Simpson andato in onda nel 2000, viene immaginata l'America del 2030 con Lisa - la sorella di Bart - diventata «la prima Presidentessa degli Stati Uniti etero» che, spiega al suo staff, per prima cosa deve risanare i conti del Paese perché: «come sapete, abbiamo ereditato un budget abbastanza critico dal Presidente Trump».

V VIRALE

È il concetto di marketing sul quale Trump ha puntato sin dall'inizio, anzitutto per supplire alla carenza di donazioni per la sua campagna elettorale. Nel corso delle primarie, i budget monstre come quello di Jeb Bush e la mancanza di esperienza sembravano un limite insuperabile, invece lui è riuscito a piegarli a suo favore.

W THE WALL

Non è quello dei Pink Floyd e neanche quello di Berlino, ma il muro lungo il confine con il Messico che è diventato uno dei suoi refrain più quotati. Non c'è stato discorso, ai suoi comizi, in cui Trump non abbia pronunciato la frase: «We need to build a wall».

Z ZIO SAM

Esonerato per ben 5 volte dal servizio militare, Donald Trump è riuscito a evitare l'I want you dello Zio Sam per il Vietnam grazie a un certificato medico che diagnosticava «una spina in un tallone».

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