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Usa, un Paese dilaniato al voto di medio termine. "Referendum su Trump"

I democratici in lieve vantaggio nei sondaggi. Ma per il presidente l'onda blu "è morta"

Usa, un Paese dilaniato al voto di medio termine. "Referendum su Trump"

New York Rush finale al cardiopalma per le elezioni di Midterm negli Usa. I cittadini americani sono chiamati alle urne in un momento in cui il paese è più diviso che mai, e in ballo non c'è solo il controllo del Congresso. Martedì si vota per il rinnovo di un terzo del Senato e dell'intera Camera, oltre ai governatori di 36 dei 50 stati, ma l'elezione è considerata anche un referendum sul presidente Donald Trump, a due anni dalla conquista della Casa Bianca.

A quattro giorni dal voto i sondaggi danno in vantaggio i democratici nei 69 distretti congressuali chiave, i cosiddetti battleground, campi di battaglia: stando all'ultima proiezione del Washington Post, il 50% dei probabili elettori sostengono i candidati dem, e il 46% quelli repubblicani. Un vantaggio di stretta misura, ancor di più considerando il margine di errore, pari a 3,5 punti. Trump è fiducioso: per lui la blue wave, l'onda dem in vista del Midterm, «è morta», il Grand Old Party conquisterà il Senato e «farà molto bene alla Camera».

Al netto delle dichiarazioni ufficiali, entrambi i partiti sanno che gli ultimi giorni sono fondamentali per far capitolare gli indecisi, e la posta in palio è altissima. Se i repubblicani dovessero perdere la Camera, il tycoon sarebbe infatti costretto a governare senza il sostegno di uno dei due rami del Parlamento, con l'impossibilità di attuare in pieno la sua agenda. I Big delle due sponde del Potomac sono impegnati negli stati chiave con una serie di comizi a valanga. A partire da Trump, con un tour de force di 11 comizi in otto stati, dalla Florida alla Georgia, passando per il Texas.

Per galvanizzare la base, The Donald punta sui suoi cavalli di battaglia, dal pugno duro contro l'immigrazione al boom dell'economia. Innanzitutto, quindi, ribadisce l'impegno per arginare la carovana di migranti partita dal Centro America e in marcia verso il confine tra Messico e Stati Uniti. «Un'invasione», la definisce, contro cui bisogna «avere un muro di persone che li fermi». Ecco perché ha intenzione di «inviare alla frontiera meridionale fino a 15mila soldati, più di quanti ce ne sono in Afghanistan».

Poi, Trump prepara la stretta sul diritto di asilo: secondo le anticipazioni vuole anzitutto creare degli hotspot per i migranti, sulla falsariga di quelli evocati per le persone provenienti dall'Africa che tentano di entrare in Europa. Oltre a impedire loro di chiedere l'asilo se vengono catturati mentre attraversano la frontiera illegalmente.

E sempre sul fronte immigrazione è polemica per una pubblicità postata dal Commander in Chief su Twitter, che molti definiscono «razzista». Nel video si vedono un cittadino messicano deportato e tornato in Usa per essere condannato per l'uccisione di due poliziotti, e una carovana di migranti che sembra vandalizzare il confine per entrare nel Paese. I democratici, che ripongono grande speranza nel Midterm per superare la batosta del 2016, puntano invece, ancora una volta, su Barack Obama. In Georgia, ad esempio, l'ex presidente è impegnato insieme alla regina della tv Usa Oprah Winfrey a sostegno di Stacey Abrams, che potrebbe diventare la prima governatrice donna afroamericana dello stato. Da 15 anni la Georgia non ha una guida dem, e la battaglia è serratissima: per questo a sostenere il candidato repubblicano Brian Kemp ci saranno sia Trump che il vice presidente Mike Pence.

E sulle elezioni aleggia pure lo spettro del Russiagate: l'ultima notizia riguarda Steve Bannon, l'ex stratega del tycoon, che secondo alcune fonti sarebbe finito nel mirino della commissione intelligence.

In primis per i rapporti con George Papadopoulos e Robert Page, due ex consiglieri della campagna di Trump accusati di contatti con agenti russi, e poi per il ruolo nel caso Cambridge Analytica, la società accusata di aver raccolto i dati personali di milioni di utenti di Facebook, sempre per conto della campagna dell'allora candidato Gop.

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