Cultura e Spettacoli

Berlino, che con il suo Muro ha cambiato il Novecento

Dopo il crollo, il 9 novembre di 30 anni fa, la città diventa il centro culturale alternativo per eccellenza

Luca Beatrice

È come se la storia avesse fatto un giro su se stessa. Il 9 novembre 1989 celebriamo i trent'anni dalla caduta del Muro di Berlino che era stato eretto nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961. Ventotto anni con il Muro, trenta senza, dunque. Eric Hobsbawm ha visto, nei fatti del 1989, la spinta decisiva per la fine del Novecento, il «secolo breve». Scrive Carlo Greppi nel recente saggio L'età dei muri che «gli storici tendono a collocare negli eventi a partire dal 1989 la fine di un'era, di quel mondo bipolare dove tutto sembrava sottostare al fragile equilibrio della Guerra Fredda, e se così è, i frammenti del Muro di Berlino rappresentano alla perfezione la chiusura del Novecento».

Manca poco più di un decennio all'arrivo del 2000, eppure quel 1989 è destinato non solo a passare alla storia quanto davvero a cambiarla. In marzo l'informatico inglese Tim Berners-Lee presenta al Cern di Ginevra un progetto globale sull'ipertesto che, in nuce, anticipa il world wide web. A giugno si conclude con un massacro (le cifre ufficiali non si sapranno mai) la protesta degli studenti cinesi a piazza Tienanmen. Nel giorno di Natale il presidente rumeno Nicolae Ceausescu e la moglie Elena vengono giustiziati in diretta tv, il culmine più sanguinoso dell'autunno delle Nazioni che coinvolge le Repubbliche sotto l'influenza sovietica. «Come un domino - ancora Greppi - il crollo travolge in poche settimane ogni paese, Ddr compresa: nell'Europa dell'Est non si sceglie la strada della repressione come in piazza Tienanmen, dove viene stroncata nel sangue la manifestazione degli studenti cinesi che sfilavano cantando Get Up, Stand Up (è una canzone di Bob Marley, ndr). Nell'Europa dell'Est si aprono la strada della democrazia e quella del libero mercato: il modello capitalista ha vinto su quello comunista, anche a causa del messaggio oscuro che il Muro emanava da ventotto anni».

Berlino, la città che attende l'appuntamento con la storia, da almeno dieci anni prima del 1989 si propone come uno dei luoghi più creativi e stimolanti d'Europa. Città giovane per eccellenza che nell'oggettiva, fisica, divisione tra due mondi incompatibili eppure divisi da una superficie di cemento inscena fermenti straordinari soprattutto per quelle generazioni che il cambiamento lo stanno vivendo sulla pelle. Alcune descrizioni non sono riuscite a evitare un certo schematismo il Paese dei balocchi versus il grigiore della socialdemocrazia - a cominciare dalla vicenda narrata nel film Christiane F. Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino, prostituzione minorile e tossicodipendenza nella Berlino ovest degli anni Settanta. Va a finire che è colpa di troppa libertà. Comunque la protagonista del film è una fan di David Bowie il quale, infatti, ha scelto Berlino per registrare la fondamentale trilogia Heroes, Low e Lodger. Reduce anch'egli da una pessima stagione californiana, il cantante in Germania ha ritrovato la pace, la tranquillità e può andare a fare la spesa senza essere riconosciuto. Bowie condivide un appartamento a Schönenberg con Iggy Pop e anche per l'Iguana quelli berlinesi sono anni finalmente produttivi: The Passenger, la canzone capolavoro, è stata scritta sulla SBahn.

Punto di ritrovo della fauna punk e alternativa da una parte, città decadente che si porta dietro il peso della storia e non riesce a superare i propri fantasmi, questa è Berlino negli anni prima e dopo il Muro. Anni fervidi, in cui il cinema ha prodotto una scuola europea che segue, per autorialità, il Neorealismo italiano e la Nouvelle Vague francese. Il Nuovo Cinema Tedesco, che comincia la sua avventura già nel 1962 con il Manifesto di Oberhausen, raduna almeno due generazioni di cineasti: Alexander Kluge, Margarethe von Trotta, Rainer Werner Fassbinder, Werner Herzog e soprattutto Wim Wenders sono i più noti, quest'ultimo autentico cantore della Berlino prima e dopo.

Tornando invece alla musica, il Kraut Rock, via tedesca al r'n'r, unica opzione in lingua non inglese, anticipa di un buon decennio la techno dei club e l'elettronica minimalista. Se c'è un prima e dopo il Muro della musica a Berlino, la differenza si avverte soprattutto in Achtung Baby degli U2, e ciò che Bono registra agli Hansa Ton sono davvero i primi suoni entusiasti della nuova Europa che respira libertà e che aprono gli anni Novanta. È il 1991 quando esce quest'album fenomenale e negli stessi mesi apre al Martin Gropius Bau la mostra Metropolis, prima grande rassegna d'arte contemporanea nella Berlino senza Muro, il cui titolo si ispira al film capolavoro muto di Fritz Lang. Lang che da Berlino dovette andarsene per sfuggire ai nazisti è tornato a casa e ora ci vuole venire a vivere chiunque sfugga dalle dittature.

Ci sono artisti da tutto il mondo e in breve Berlino comincerà ad attrarre persone da ogni dove, anticipando di fatto la globalizzazione.

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