Boicottato il film sulle foibe

Boicottato il film sulle foibe

La figlia di un infoibato che piange a dirotto e la sua amica di sinistra, sospettosa prima di vedere il film, che resta a bocca aperta e vuole che sia proiettato nelle scuole. Code davanti ai cinema, ma anche proteste con fiumi di messaggi per le città dove non c'è verso di trovare una sala. Per fortuna nessun picchetto di chi vede l'uomo nero dappertutto all'ingresso dei cinema, ma un boicottaggio strisciante, una ritrosia culturale, che non rende onore a Red land - Rosso Istria, il film sulla martire istriana Norma Cossetto. Non è possibile che a Milano per andarlo a vedere bisogna avventurarsi verso la Bicocca. Nessuna sala al centro si è fatta avanti. A Torino, il cinema centralissimo che aveva quasi detto sì ha fatto una repentina marcia indietro. L'egemonia culturale della sinistra dettata dal politicamente corretto, anche se il film non inneggia certo al fascismo, colpisce ancora. Nel triangolo «rosso» di Genova, Milano, Bologna i cinema sono off limits oppure la programmazione riesce a dissuadere gli spettatori più incalliti. Da Perugia sono arrivati 150 messaggi di posta elettronica per chiedere a gran voce una sala, ma senza successo. Roma, la capitale dove esiste un intero quartiere degli esuli istriani, fiumani e dalmati, Rosso Istria ha visto la luce prima in due cinema e adesso in quattro, ma talvolta non c'era neanche la locandina. Il «boicottaggio» di basso profilo dipende anche da problemi di distribuzione, fondi, dal monopolio dei soliti filmoni americani, ma pure da un prurito ideologico e politico o finti timori di ritorsioni. In Italia ci sono circa 4500 schermi, ma il film sulla tragedia delle foibe, dopo 70 anni, ha trovato spazio nella prima settimana appena in 30 sale e nella seconda in altre 40. Da Roma in giù è tabula rasa a parte rare eccezioni. A Napoli e dalle isole gli esuli protestano e stigmatizzano che in Sardegna non ci sia neanche un cinema con Rosso Istria nonostante i profughi istriani abbiano popolato Fertilia nel dopoguerra. Il vicepremier, Matteo Salvini, con un post su Facebook ha giustamente denunciato che «stanno facendo di tutto per boicottare il film che racconta il massacro di migliaia di nostri connazionali ad opera dei comunisti jugoslavi durante la Seconda Guerra Mondiale». E aggiunge che «per decenni politici e intellettuali di sinistra hanno fatto di tutto per nascondere questa verità». Dove i cinema non fanno spallucce ci sono lunghe code di spettatori, come a Padova o sale piene a Trieste, città vicine al dramma delle foibe. In rete non mancano le solite minacce e stupidaggini negazioniste di una minoranza irriducibile orfana del maresciallo Tito. Il giovane regista che ha scoperto la tragedia di Norma Cossetto con Rosso Istria viene additato come «fascista». Non incitano, ancora, all'infoibamento, ma auspicano «la fine di Cristicchi (il cantautore nda) che si è visto stroncare la carriera dopo aver propagandato il revisionismo storico» con Magazzino 18, la toccante rappresentazione teatrale dell'esodo.

Rosso Istria non deve ridursi a un samdidzat degli esuli, ma va visto da tutti nei cinema, in tv e nelle scuole per saldare il debito della memoria con le vittime delle foibe dopo settant'anni di censura politica e oblio.

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