Ecco la tecno-opera: «Turandot» inforca i Google Glass

Ecco la tecno-opera: «Turandot» inforca i Google Glass

da Cagliari

Ecco l'opera social. Chiamatela pure Turandot 2.0 . Non si offendano i puristi amanti del capolavoro di Giacomo Puccini. Al Teatro Lirico di Cagliari, ha fatto un balzo in avanti. Buono o cattivo? Giudichino gli spettatori. Mercoledì sera la prima mondiale, fuori abbonamento, con i Google Glass. Ma sarà in programma ancora ogni mercoledì e sabato fino al 16 agosto. Un esperimento di rappresentazione interattiva. Grazie agli «occhialini di Mountain View» e ad un'applicazione sviluppata dal MediaLab del Lirico, la messa in scena viene raccontata in diretta dai protagonisti. In questa fase sperimentale, girano fra gli artisti del coro, i direttori d'orchestra e i solisti, ma anche i tecnici, i truccatori e i macchinisti tre Google Glass. Chi li indossa scatta foto e riprende video di dieci o, al massimo, trenta secondi. Il risultato? Immagini e riprese appaiono sui canali social Facebook e Twitter del teatro. E gli iscritti, ovunque si trovino, possono godersi alcuni momenti della Turandot . Una svolta, forse. Comunque, un'idea che guarda al pubblico più giovane. È di questo avviso Mauro Meli, il sovrintendente del Lirico: «Cerchiamo il pubblico dai 20 ai 35 anni. Nell'immaginario collettivo il teatro è come un elefante, pesante e un po' superato, ma noi vogliamo che guardi all'innovazione».

Ecco fatto. Il teatro è pieno. Negli intervalli fra i tre atti e anche alla fine, le foto e i video dei protagonisti scorrono sui tre schermi piazzati nello spartano foyer del teatro. Gli spettatori, anche gli adulti, curiosano e poi chiedono anche di poter indossare gli occhialini intelligenti. Prima di tornare in sala per ascoltare un «Il nome mio nessun saprà» poderoso di Calaf (Marcello Giordani) che strappa applausi. L'idea della Turandot 2.0 non distrae nessuno. Scrosciano le mani dopo due ore e un quarto di spettacolo. Vero. Tornando allo spunto tecnologico, i limiti tecnici imposti da Google non mancano. Al momento, per esempio, non c'è la diretta streaming . Allora, l'unità di ricerca e sviluppo tecnologico del Lirico sardo, guidata da Nicola Fioravanti, veneto, ex orchestrale e ora informatico a tempo pieno, ha aggirato l'ostacolo. Come? Creando una sorta di staffetta tra chi indossa gli occhiali speciali sul palco e i tecnici, compresi quelli del Tsc Club. Il lavoro extra degli artisti viene scaricato in pochi minuti per coinvolgere anche il pubblico da casa. L'opera lirica va oltre i propri confini? «Questa è la vera sfida», commenta ancora il sovrintendente Meli. Ad un certo punto, poi, l'ideatore dell'iniziativa si esalta: «Abbiamo 300 mila persone collegate in rete, la sala ne tiene 1200». Certo, non tutti i clic si trasformeranno in biglietti strappati al botteghino, ma qualcosa si muove.

Coraggiose le scenografie dello scultore sardo Pinuccio Sciola, che nel terzo atto regala uno sfondo metropolitano con grattacieli di Pechino in mostra. I costumi di Marco Nateri sprizzano colore. Merito dei Google Glass? Certo, la resa dei video e delle foto sui social network non è niente male.

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