Cultura e Spettacoli

I Baustelle rock: «Stavolta usiamo più chitarre»

Paolo Giordano

Basta ascoltare il primo brano Violenza per capire quanta forza istintiva ci sia in tutte le canzoni de L'amore e la violenza vol. 2 dei Baustelle. Nuovo disco a quattordici mesi dal volume uno. Il ritorno delle chitarre in primo piano. E il primo scritto di getto tra un concerto e l'altro: «In altre occasioni avremmo soltanto preso appunti, stavolta abbiamo proprio registrato nuovi brani», spiegano loro tre in un locale da scoprire a Milano in zona Ticinese, il Cinemino. Francesco Bianconi è la voce e il principale compositore, un maudit dello spirito che pensa all'amore come «distruzione dell'io». Rachele Bastreghi è alle percussioni e alle tastiere. Claudio Brasini suona le chitarre. Tutti e tre restano ben lontani dal gossip e dalla voglia di far impazzire i followers. Arrivano dalla zona di Montepulciano, hanno un elenco sterminato di concerti e collaborazioni alle spalle e sono oggi il distillato più autentico di quel rock che sa essere alternativo, indipendente, insomma autentico senza rinchiudersi nella teca delle utopie.

Suonano moderni non solo nel singolo Veronica n.2, che li conferma come l'unica band «da garage» che riesca a farsi trasmettere anche dai grandi network. «I nostri sono dodici nuovi pezzi facili - dice Bianconi con quella voce baritonale che sa di notte - come recita il sottotitolo ispirato al capolavoro di Jack Nicholson 5 pezzi facili del 1970». Dopotutto le radici dei Baustelle (parola tedesca che significa suppergiù «lavori in corso») sono in quegli anni, nel rock che diventava articolato, nei film di Dario Argento, negli spaghetti western («Se tornassero di moda ci piacerebbe scriverne una colonna sonora») nella ricerca che passa da Borges (che ha ispirato Il minotauro di Borges) al «muro del suono» di Phil Spector fino al brit pop di Verve e Blur. «In Italia il muro che divideva il mainstream dalla musica alternativa è sparito molto in fretta e ci sta bene. ma se questo ha portato l'indie a diventare identico al mainstream più becero, beh, allora ci vorrebbe un altro muretto», riassume lui, spavaldo nella propria integrità.

E i riferimenti non sono neanche nascosti tra le righe.

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