Cultura e Spettacoli

Wesselmann, che rendeva sensuali perfino le arance

Una mostra sul pittore famoso per i «Grandi nudi» Sofisticato, rifiutò l'appartenenza alla pop art

Wesselmann, che rendeva sensuali perfino le arance

da Montecarlo

Tom Wesselmann (Cincinnati 1931- New York 2004) detestava essere definito «un esponente di spicco della pop art». Lo è indubbiamente stato, a partire dai suoi Great American Nudes con cui si impone nella New York anni '60 di Warhol, Lichtenstein, Rosenquist: una serie di nudi spesso monumentali, leggibili anche come un omaggio epico-ironico alla forza economica di una nazione. Il suo «non mi sono mai sentito vicino agli artisti pop. Non c'è alcuna definizione pop che possa spiegare la mia arte» va quindi decifrato. Wesselmann ha un rapporto troppo sentimentale con la pittura, troppo consapevole del debito nei confronti dei padri dell'arte moderna per accettare una definizione che lo liquidi tout court con la contemporaneità americana. Tralasciando una ricerca costante che lo porta a liberarsi dal delirio gestuale dell'espressionismo astratto, dalle Woman di De Kooning per arrivare alle sue. Al graffio erotico con cui carica i suoi nudi per non perdersi totalmente in Matisse. E poi la fede nella bellezza rispetto ai surrogati della pop art, il rigore formale che guarda a Mondrian e lo farà definire un classico (Rublowsky) già all'epoca dei Great. Il più europeo degli artisti pop, si è detto, certo il più sofisticato. Ma ancora meglio il più pittore nel reinterpretare totalmente temi classici: «Io sono un pittore figurativo nella lunga scia evolutiva dell'arte figurativa».

E ancora: «La pittura, il sesso e l'umorismo sono le cose più importanti della mia vita», affermazione di cui è felice sintesi visiva La promesse du Bonheur- citazione da Stendhal- a Villa Paloma (fino al 6 gennaio), una delle due sedi con Villa Sauber del Nuovo Museo Nazionale di Monaco. Il curatore Chris Sharp ha selezionato circa trenta opere (1963-1993) tutte provenienti dall'Estate of Tom Wesselmann, tenendo conto di varie tecniche e soggetti, nonché degli studi preparatori perché capaci, ci spiega, di rendere una sorta di intimità nel lavoro ma anche la trascurata eccellenza nel disegno di T.W. Il Great american Nude 53 del '64 è ingresso trionfale - oltre tre metri per due di collage da poster pubblicitari e olio su tela - ad una esposizione per cui risulta paradossalmente perfetta una villa liberty di primo Novecento. La modella della serie è Claire, la bionda seconda moglie con cui Wesselmann celebra anche sulla tela la liberazione sessuale di quegli anni mentre sfida la tradizione del nudo classico.

È con i Bedroom Painting degli anni 70 - Wesselmann insiste impietoso sullo stesso titolo numerato, intento a scavare il concetto che l'artista passa invece dalla combinazione di elementi sulla tela alla sola pittura, dove spesso è l'oggetto a dare la forma al supporto, sagomato negli shaped canvas. Ad ingigantirsi ora sono solo parti del corpo. Il seno singolo, suggerito in Seascape 24 dalla sola presenza di un capezzolo con il contorno in negativo della tela. Il piede, che in Bedroom Panting 24 si sovrappone ad oggetti quotidiani dipinti su piani successivi per un effetto tridimensionale. La mano, maliziosamente riversa in Gina's Hand, le unghie e labbra laccate degli Smokers, divenute icone dell'immaginario collettivo. Il dettaglio abbandonato acuisce l'allusione, è il caso di Sneakers and Purple Painties, mutandine viola dipinte su scarpe da ginnastica o il Dropped Bra, reggiseno-maquette per la scultura in acciaio del museo di arte contemporanea di Honolulu. Wesselmann venne accusato dai movimenti femministi (mai dalle modelle né dalle artiste conosciute da Sharp, tutte adoranti) di misoginia e «cosificazione» del corpo femminile. E forse anche il citato senso dell'umorismo lo porta a difendersi con espedienti tecnici come il soggetto in scala («cosa può esserci di erotico nel rapportarsi a una donna di quattro metri») o il frammento anatomico che collocato in totale assenza di gerarchia tra oggetti del quotidiano - portacenere, radio, fiore, profumo - destabilizza l'immaginazione. La sala in cui due peni vibranti ed evirati scrutano il mondo come personaggi a sé - Seascape 27 e uno studio - sembra efficace risposta alle accuse di strumentalizzazione di membra femminili. Il fatto è che il confine tra erotico e pornografico in Wesselmann trema nella totale indifferenza dell'artista a cui ciò che preme è il colore e la cura della composizione, da grande formalista. L'effetto è l'irriducibile vitalità di un mondo in cui, si noti, è sempre estate. Ed anche un'arancia innocente diventa voluttuosa nella rotondità perfetta e luminosa del plexiglass: Wesselmann affonda nella tradizione della natura morta ma nelle sue still life toglie la morte.

Ad effetto per la promessa di felicità l'accrochage in verticale, un climax per i tre piani dell'edificio che attraverso gambe e seni, schizzi di nudi, corpi col segno rivelatore del bikini, arriva al piacere finale di Bedroom Face with Lichtenstein, sontuoso olio su alluminio tagliato, in cui lei riversa di profilo comunica una gioia senza vergogna mentre irradia la gioia di dipingere.

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