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Ten Hag, provinciale di successo che ha stregato il mondo Ajax

L'impresa dell'allievo di Guardiola: «Ecco il calcio moderno»

Ten Hag, provinciale di successo che ha stregato il mondo Ajax

Negli ultimi anni i tecnici olandesi emergenti, da Frank de Boer a Phillip Cocu, hanno fatto una brutta fine una volta messo piede fuori dal proprio paese. Ora che l'etichetta è passata sulle spalle di Erik Ten Hag, esistono buone possibilità che ciò non si ripeta. In primo luogo perché Ten Hag all'estero ha già allenato, seppure a livello giovanile, per due anni, dal 2013 al 2015, il Bayern Monaco II, ovvero l'equivalente delle nostre squadre Primavera. In seconda battuta perché Ten Hag ha mostrato una malleabilità tattica, e quindi uno spirito di adattamento, più marcata rispetto ai citati colleghi. Anni fa infatti lanciò una frecciata alle modalità di gestione del calcio oranje, parlando di «sistema stagnante, statico, ossessionato dalle ali e dal 4-3-3, mentre il calcio moderno chiede giocatori mentalmente rapidissimi, forti fisicamente, oltre che bravi tecnicamente. I programmi di sviluppo e crescita non possono pertanto essere tutti uguali».

Ten Hag è il perfetto esempio di questa modalità di approccio: ha plasmato un'Ajax spettacolare collocandolo nel solco della tradizione di questo club, utilizzando un mix tra Pep Guardiola (allievo non a caso di Johan Cruijff) e Louis van Gaal. Da quest'ultimo ha pescato soprattutto l'attitudine monocratica di chi ha un'idea precisa in testa e non accetta di discuterla. Senza raggiungere estremismi da sergente di ferro, ma comunque tosto e caparbio.

Ad Amsterdam Ten Hag è sbarcato con un curriculum da tecnico di provincia: promozione in Eredivisie con il Go Ahead Eagles, finale di coppa nazionale e qualificazione in Europa con l'Utrecht, dove una volta fu visto interrompere 68 volte un allenamento in 20 minuti (il biennio a Monaco con Guardiola ha prodotto i suoi effetti). Il rischio di finire fagocitato nel mondo cosmopolita dell'Ajax, dove veniva guardato con sospetto e ilarità per il suo accento dell'est, era presente. Un po' come Gian Piero Gasperini nella Milano da bere dell'Inter. E' stato fischiato dai tifosi e criticato dai media, Ten Hag, ma la sua preparazione (tra le sue letture preferite extra-calcistiche ci sono libri di psicologia e scacchi) ha avuto la meglio. Al di là delle soluzioni tattiche, meno fluide che in passato («l'Ajax - disse - non è culturalmente una squadra da difesa a 5, e nemmeno ha i giocatori adatti») ma sempre efficaci (vedi Tadic falso nove), del suo Ajax ha colpito la capacità di tutti i giocatori di incrementare il proprio rendimento rispetto alle stagioni passate.

Finora poi il rendimento di Ten Hag in Europa, tra Utrecht e Ajax, è incredibile: 22 panchine, 2 sole sconfitte.

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