Magistratura

Il sindacato magistrati ora sfiducia il suo presidente per far dispetto a Nordio

Spunta un significativo retroscena a margine dell'ostilità della magistratura contro il Governo e contro le Camere penali

Il sindacato magistrati ora sfiducia il suo presidente per far dispetto a Nordio

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Il sindacato magistrati ora sfiducia il suo presidente per far dispetto a Nordio

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Spunta un significativo retroscena a margine dell'ostilità della magistratura contro il Governo e contro le Camere penali (gli avvocati) e persino contro l'urgenza di intervenire nelle carceri, gravate da 33 suicidi più altri 4 di agenti penitenziari. Il presidente dell'Associazione magistrati Giuseppe Santalucia, infatti, è stato sfiduciato dalla sua stessa giunta ma non solo non si è dimesso dalla carica, ma nelle ultime settimane, è parso rimanere ostaggio delle correnti togate dell'Associazione e delle posizioni di intransigente chiusura al dialogo col Governo. Ma la vicenda va un minimo spiegata.

Lo scorso 23 aprile c'è stato un incontro straordinario all'università di «Roma 3» organizzato da Riccardo Arena (Radio Carcere) e che, per la prima volta da quanto ne abbiamo memoria, ha riunito l'Associazione magistrati di Santalucia, le Camere penali di Francesco Petrelli e il Ministero della Giustizia di Carlo Nordio: il tema erano appunto le nostre galere. Il ministro, opponendosi a una cosiddetta «svuota carceri», ha proposto una detenzione affievolita per i tossicodipendenti e per chi è a fine pena (in comunità, imparando un lavoro) ma ha incontrato la contrarietà di Anm e Camere Penali; per non perdere l'opportunità di quella apparente comunità d'intenti, nei giorni successivi, le Camere penali hanno proposto alla Anm di scrivere una lettera sulle carceri a Carlo Nordio. Un gesto che avrebbe avuto un indubbio significato politico e che incontrava il favore del presidente dell'Anm; nella missiva, letta dal Giornale, si lamentava che i piani del Ministro avrebbero avuto dei tempi troppo lunghi rispetto a una situazione drammatica che in passato costò all'Italia anche una condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo. E si giunge al 30 aprile scorso, giorno in cui la giunta dell'Anm si è riunita per discutere della lettera a Nordio e dunque per dare un benestare alla lettera condivisa da Santalucia. Nel verbale, anch'esso letto dal Giornale, un buon numero di togati subito «ritiene di non aderire al documento proposto sotto forma di lettera al Ministro della Giustizia, in quanto le posizioni dell'Anm sono state già compiutamente espresse nel documento approvato dal Comitato direttivo centrale, ponendo l'accento su diversi e più ampi profili». Postura un po' superba, dunque Santalucia ha proposto la scrittura di un testo diverso della lettera (anche privo delle posizioni già espresse) e a lui si sono associati Alessandra Maddalena (corrente Unicost) ed Elisabetta Canevini (Area) e Italo Federici (Unicost) e Angela Arbore (Area). Ma ecco gli esiti della votazione: «La proposta di modifica del documento inviato dalle Camere penali non raggiunge la maggioranza dei consensi e, dunque, non viene approvata». Traduzione: l'Associazione non si abbassa a sottoscrivere una lettera a Nordio. Santalucia è stato sfiduciato, ma non ha fatto un plissé. Ad affossarlo, per farla breve, sono stati i quattro consiglieri di Magistratura indipendente e i due di Autonomia e indipendenza: sarebbero le correnti moderate. Di lì in poi, la linea è stata inequivocabile: con Nordio non si parla, la chiusura è totale, non si dialoga, figurarsi scrivere lettere, ma soprattutto: neppure la carne umana delle carceri fa eccezione.

Nei giorni successivi, capìta l'antifona, il presidente Santalucia ha indossato l'uniforme e non l'ha tolta più. Il 5 maggio le correnti di Magistratura indipendente e di Unicost hanno parlato delle riforme di Nordio e paventato uno «scivolare verso regimi non democratici». Il 6 maggio il Ministro e alcuni sottosegretari hanno incontrato Santalucia senza esiti apprezzabili. Poi, l'11 maggio, presente anche il capo dello Stato, il Guardasigilli si è presentato al Congresso nazionale dell'Anm a Palermo (fatto per niente scontato) e ha detto, tra l'altro: «Incontriamoci sulle cose su cui potremmo e dovremmo essere d'accordo». Non si sono incontrati.

Santalucia, nella mozione finale, circa le riforme ha parlato di «intransigente contrarietà» e ha detto che «l'interpretazione della legge non può arretrare, e i magistrati, avendo come interpreti della legge un margine di discrezionalità, devono farsene carico». I magistrati applicano la legge, e all'occorrenza la interpretano.

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