"Chi nasce in Italia...". Schlein svela le carte: il Pd insiste sullo Ius soli

I dem tornano a chiedere la riforma delle regole per l'ottenimento della cittadinanza. Ma lo Ius scholae non basta. Intanto Salvini gela la sinistra: "Argomento non all'ordine del giorno"

"Chi nasce in Italia...". Schlein svela le carte: il Pd insiste sullo Ius soli
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Il pressing continua. Dal Pd proseguono i tentativi di forzare la mano sulla riforma della legge che regola l'ottenimento della cittadinanza italiana, argomento che ha acceso gli animi della politica agostana ma non quelli della gente comune. Dalla Festa dell'Unità di Terni, Elly Schlein è così tornata a cavalcare l'argomento e a rilanciare la proposta di cambiare le attuali norme. "Nelle nostre classi non ci sono italiani e stranieri, ma bambine e bambini che hanno lo stesso diritto a una istruzione di qualità. Certo che dobbiamo cambiare la legge sulla cittadinanza, il Pd c'è, ma non per deludere le aspettative", ha affermato la leader Pd, forse dimenticando che i dem sono stati al governo per circa un decennio, senza però toccare palla sull'argomento.

"Per noi chi nasce e cresce in Italia è italiano e non bisogna negare questo diritto", ha detto la segretaria del Pd, auspicando di conseguenza l'adozione di una formula più vicina allo Ius soli, che prevederebbe l'acquisizione della cittadinanza italiana come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul nostro territorio. Il sottotesto, da molti osservatori interpretato in questi termini, è che al Pd lo Ius scholae (la cittadinanza ottenuta dopo un ciclo di studi) non basta. A confermare questo orientamento sono anche fonti parlamentari del Partito Democrati ascoltate dall'Agi, secondo le quali nel partito dem starebbe emergendo una linea più propensa allo Ius soli come soluzione per ottenere una riforma della legge sulla cittadinanza.

Vista la difficoltà di ottenere un consenso trasversale su quella linea, tuttavia, la posizione finale e corale dell'area progressista potrebbe assestarsi sulla richiesta di compromesso. Almeno per ora. A paventare questa ipotesi è stato, tra gli altri, Riccardo Magi, segretario di +Europa. "Io lo Ius Scholae lo voterei domani in Parlamento se fosse possibile, ma dobbiamo puntare a una legge come quella tedesca. La Germania ha modificato nel giugno scorso la norma sulla cittadinanza e noi stiamo lavorando con l'associazione Italiani senza cittadinanza e con le organizzazioni del Terzo Settore, laiche e cattoliche, per un referendum che modifichi la legge sulla cittadinanza", ha affermato l'esponente politico. E di seguito: "Purtroppo non possiamo arrivare allo Ius Soli temperato con il referendum ma possiamo abbassare gli anni di residenza in Italia da dieci a cinque per ottenere la cittadinanza, proprio come ha fatto la Germania. Contiamo di depositare il quesito referendario ai primi di settembre con le associazioni degli italiani senza cittadinanza e ci aspettiamo che questa campagna referendaria sia sostenuta da tutti coloro, partiti inclusi, che in queste settimane si sono detti favorevoli a una riforma".

Intanto, dal centrodestra Matteo Salvini ha sbarrato la

strada a qualsiasi ragionamento al riguardo. Il tema dello ius scholae - ha affermato il vicepremier - "non era all'ordine del giorno, non è all'ordine del giorno né del governo, né del centrodestra né della Lega".

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