Albumina, la proteina che prevede il rischio di cancro e infarto

Uno studio italiano ha dimostrato che negli over 65 vi è un’associazione significativa tra bassi livelli della proteina del sangue e mortalità per cancro e patologie cardiovascolari

Albumina, la proteina che prevede il rischio di cancro e infarto
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Bassi livelli di albumina, una proteina del sangue, sono associati a maggiore mortalità per cancro e malattie cardiovascolari nei soggetti con più di 65 anni d’età.

L’ha dimostrato uno studio italiano condotto dalla Sapienza Università di Roma in collaborazione con I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, Mediterranea Cardiocentro di Napoli e Università LUM di Casamassima.

Che cos’è l’albumina

esami di laboratorio

L’albumina è una proteina del sangue che costituisce il 55-65% delle proteine plasmatiche totali.

La sua concentrazione è strettamente legata alla funzionalità del fegato, organo responsabile della sua produzione, e dei reni. L’albumina contribuisce a mantenere stabile il livello dei liquidi nell’organismo, è coinvolta nel trasporto di numerose sostanze tra cui ormoni e vitamine, e funge da antiossidante plasmatico.

Lo studio

I ricercatori hanno analizzato un vasto gruppo di persone, circa 18mila soggetti dei quali 3299 di età pari o superiore ai 65 anni, e hanno scoperto che sussiste un’associazione significativa tra livelli di albumina inferiori a 35 g/L e maggiori rischi di morte negli anziani.

I livelli della proteina possono essere influenzati però anche da malattie renali o epatiche e da stati infiammatori acuti ed è per questo che gli esperti hanno escluso tali fattori prima di trarre le loro conclusioni.

L’importanza dei risultati ottenuti è evidenziato dalla rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, che in una nota afferma: “La possibilità di ottenere indicazioni predittive su malattie con alta incidenza ed elevato rischio di morte, come quelle cardiovascolari o i tumori, attraverso un esame semplice e ampiamente disponibile, anche a basso costo, rappresenta un' importante conquista per la medicina moderna”.

Francesco Violi, professore emerito della Sapienza Università di Roma e ideatore dello studio, spiega perchè la riduzione dell’albumina comporta conseguenze negative per l’organismo.

“La nostra analisi – dichiara il professore – origina dal fatto che nel sangue l’albumina è una proteina che svolge attività antiossidante, antinfiammatoria e anticoagulante. La sua diminuzione, pertanto, accentua lo stato infiammatorio sistemico, facilitando l’iperattività delle cellule predisposte alla cancerogenesi o alla trombosi. È importante, in questo contesto, sottolineare che cancro e infarto cardiaco condividono una base comune proprio nella presenza di uno stato infiammatorio cronico, e che pazienti a rischio di malattie cardiovascolari, come i diabetici e gli obesi, sono anche a rischio di cancro”.

Secondo Augusto Di Castelnuovo, epidemiologo della Mediterranea Cardiocentro e dell’I.R.C.C.S. Neuromed, l'ipoalbuminemia potrebbe riflettere quel processo infiammatorio cronico, tipico dell'invecchiamento, noto come ‘inflammaging’, che potrebbe aver contribuito al rischio elevato di mortalità osservato nel corso dello studio.

La ricerca ha inoltre messo in luce un altro aspetto e cioè come l’ipoalbuminemia sia correlata ad un livello socioeconomico più basso. Tale dato, secondo gli studiosi, può essere spiegato con il fatto che spesso gli anziani, per motivi economici, optano per una dieta di scarsa qualità.

La prevenzione

Visita medica

I risultati della ricerca hanno forti implicazioni in termini di prevenzione. La concentrazione di albumina nel sangue infatti può essere facilmente misurata con un semplice esame del sangue.

“Oltre a fornirci lo spunto per approfondire con ulteriori ricerche il rapporto tra albumina nel sangue e salute – sono le parole di Licia Iacoviello, direttore del dipartimento di epidemiologia e prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed e professore ordinario di Igiene dell’Università LUM - questo studio può avere implicazioni dirette sulla pratica clinica e sulla prevenzione. La misura dell’albumina nel sangue è infatti un test semplice e poco costoso.

È quindi da considerare un’analisi di primo livello, che permetterebbe di porre una maggiore attenzione clinico-diagnostica verso gli individui anziani potenzialmente a rischio. Il nostro studio fornisce anche un valore di riferimento (35 g/L) che può guidare il medico nell’interpretazione della misura di albumina”.

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