Una storia dimenticata Jonas Puodžius, nella sua casa di Vilnius, dove vive con la moglie Marija. Aveva solo 6 anni quando venne deportato in Siberia con la famiglia. Tornò in Lituania da clandestino nel 1948. La madre riuscì a tornare solo nel 1956. Jonas Markauskas, nato nella terribile isola di Trofimorsk sul delta del fiume Lena, là dove si getta nel Mar di Laptev, dove venne deportata l'intera famiglia. Una regione inospitale al limite della sopravvivenza. Ogni anno, alla fine di ottobre, l’associazione Lapteviečiai “coloro che furono deportati nel Mar di Laptev”, di cui Jonas Markauskas è presidente, organizza a Kaunas una messa commemorativa. Il museo di Šilalė, piccola cittadina nel cuore della Lituania, ospita una intera area dedicata a Dalia Grinkevičiūtė. Simbolo dei deportati nel Mar di Laptev. La casa dove visse Dalia Grinkevičiūte a Šilalė. Tornata in Patria da clandestina nel 1950 con la madre malata che voleva essere seppellita nella sua terra, venne processata e nuovamente deportata in Siberia. La casa dove visse Dalia Grinkevičiūte a Šilalė. Tornata in Patria da clandestina nel 1950 con la madre malata che voleva essere seppellita nella sua terra, venne processata e nuovamente deportata in Siberia. La casa dove visse Dalia Grinkevičiūte a Šilalė. Tornata in Patria da clandestina nel 1950 con la madre malata che voleva essere seppellita nella sua terra, venne processata e nuovamente deportata in Siberia. La casa dove visse Dalia Grinkevičiūte a Šilalė. Tornata in Patria da clandestina nel 1950 con la madre malata che voleva essere seppellita nella sua terra, venne processata e nuovamente deportata in Siberia. Loreta Kalnikaitė nella casa di Dalia Grinkevičiūtė a Šilalė. Loreta era infermiera nella clinica dove lavorò Dalia. Ci racconta il suo coraggio, nonostante le autorità sovietiche facessero di tutto per impedirle di svolgere la professione di medico. Arūnas Masiulis, nato in Siberia, con la bandiera dei Lapteviečiai, l’associazione dei deportati nel Mar di Laptev, estremo nord della Siberia. La sua famiglia venne deportata dai sovietici, i suoi nonni dagli Zar. Due destini paralleli quelli di Aušra ed Henrikas, due bambini deportati in Siberia sotto il regime Sovietico. Dopo anni di prigionia si conoscono in un campo di lavoro e si sposano. Oggi, lui 90 anni, sono ancora assieme nella Lituania libera. Aušra Juškaitė-Vilkienė mostra la foto dello zio Jonas Žemaitis, generale delle forze della resistenza contro i sovietici dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Deportata una prima volta a 5 anni nel 1941, rientrò clandestinamente nel 1947. Successivamente Aušra Juškaitė-Vilkienė venne rispedita in Siberia con la cugina. La foto dell’arresto le ritrae assieme, 13 e 14 anni, additate come “criminali”. Rimantas Putvis e la moglie Irena. Sopravvissuti ai gulag Sovietici, lei 6 anni nella terribile isola di Trofimovsk oltre il Circolo Polare Artico. Si sono conosciuti in Siberia, si sono sposati e hanno fatto due figli. In mano l’album del loro matrimonio Irena, classe 1928, nella sua casa di Kaunas mostra con orgoglio le foto della sua famiglia. Irena Špakauskienė, deportata in Siberia nel Mar di Laptev. Oggi accompagna i visitatori nell’area dedicata alle deportazioni nel museo etnografico all’aperto di Rumšiškės, pochi chilometri da Kaunas. Dalia Palukaitienė, parente del pittore e compositore Lituano, Mikalojus Konstantinas Čiurlionis. Scampata alle deportazioni, aiutò molte persone tornate in Patria o in esilio. Julija aveva 14 anni quando venne deportata a Bykov, una delle tante isolette dell’immenso delta del fiume Lena nel Mar di Laptev, oltre il Circolo Polare Artico. Ha compiuto 92 anni. Difficile trovare una famiglia lituana che non abbia avuto parenti deportati in Siberia. Tra il 1941 e il 1953 le statistiche raccontano di almeno 300.000 persone su una popolazione, allora, di circa 3 milioni e mezzo. Teresė Birutė Burauskaitė, direttrice del Centro Ricerca sul Genocidio e la Resistenza all’interno del Museo delle Occupazioni e della lotta per la Libertà a Vilnius. Il museo è nell’ex palazzo del KGB. Sede delle SS durante l’occupazione nazista.