"Addio posto fisso e vicino a casa". Nuova scossa del governo sul lavoro

Cancellieri e Fornero rincarano la dose: stop a illusioni e tutele a vita. E su internet la sinistra si ribella ai Professori: "Così ci portano alla fame"

"Addio posto fisso e vicino a casa". Nuova scossa del governo sul lavoro

Roma - Il governo ha un chiodo fisso: il posto fisso. Dopo la battuta di Monti a Matrix, «che monotonia il posto fisso», a provocare la bufera politica ci pensa il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri. La quale, intervistata da Tgcom24, sostanzialmente dà dei «mammoni» agli italiani: «Siamo fermi, come struttura mentale, al posto fisso, nella stessa città e magari accanto a mamma e papà, ma occorre fare un salto culturale». Poi torna su quel «monotono» del premier: «Il mondo moderno - spiega Cancellieri - tende sempre più alla flessibilità, bisogna confrontarsi con il mondo che è cambiato e Monti non voleva mancare di rispetto a chi non ha lavoro: è stata una battuta male interpretata ed enfatizzata».

Ma nel giro di pochi minuti anche le frasi del capo del Viminale vengono enfatizzate e sulle agenzie di stampa è un diluvio di reazioni negative. Soprattutto da parte di sinistra, giovani e sindacati. Insomma, dopo i «monotoni» di Monti, gli «sfigati» del viceministro del Lavoro Michel Martone, ora tocca ai «bamboccioni» in stile Padoa-Schioppa del ministro Cancellieri. Ma al di là della battuta, il dato politico è che il governo non intende guardare in faccia a nessuno in materia di riforma del mercato del lavoro. Il Pdl, per bocca di Giuliano Cazzola, non si scandalizza affatto, anzi: «Le battute (i mammoni) non colgono mai la realtà che è sempre complessa. Ma Anna Maria Cancellieri non ha tutti i torti». Poi spiega: «Nella fascia 25-29 anni - prosegue - ben 7 maschi e 5 femmine su 10 vivono ancora in famiglia».

A dar manforte al ministro dell’Interno, la collega donna dell’esecutivo Monti. Il titolare del Welfare Elsa Fornero è chiara: «Uno degli scopi di questo governo - dice papale papale - è spalmare tutele su tutti, non dare a tutti l’illusione del posto fisso a vita che non si può promettere». E ancora: «Bisogna fare in modo che tutti abbiano un po’ più di chance e non che un segmento sia protetto a scapito di altri». E sul metodo assicura: «Non si intende usare la clava ma una parte propositiva di dialogo per cambiare questa società». Il nodo resta quello delle tutele garantite dall’articolo 18: «Non vogliamo che non esista la possibilità di licenziare - dice - ma che chi è stato licenziato sia aiutato a trovare una nuova occupazione».

Insomma, avanti tutta; anche se il premier sembra frenare i suoi ministri: «Mi sfugge completamente quale potrebbe essere la ragione di un intento da parte del governo di esasperare alcunché in generale, particolarmente in una materia importante, sensibile, socialmente cruciale come il mercato del lavoro», dice in conferenza stampa con il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria. Il timore del Professore è quello di provocare la rivolta dei sindacati più radicali e della sinistra del Pd: «Stiamo cercando con la nostra riflessione, con il dialogo con le parti sociali, con la consultazione di esperienze di tanti altri Paesi - assicura il premier - di trovare quale sia la via migliore perché anche gli istituti del mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali possano dare il loro contributo alla crescita dell’economia italiana e soprattutto ad aggredire quel drammatico problema, che anche il segretario generale Gurria ha sottolineato, della disoccupazione giovanile».
Mentre Confindustria applaude e avverte: «Sarebbe un brutto segnale se la riforma non andasse in porto», fuori dal Palazzo ribollono le reazioni stizzite. Sul web, tra Facebook e Twitter, è il festival dell’ironia e del sarcasmo: «Altro genio del governo robotecnico... Conoscono solo numeri e scartoffie», si lamenta Pietro. Fabrizio è spietato: «Lei, ministro, è come tutte le altre sanguisughe che pensano solo di portare gli italiani alla fame».

Sarcastico l’utente «insopportabile» su twitter: «La ministra Cancellieri: “Gli

italiani cercano lavoro vicino a mamma e papà”. Morire di fame insieme aiuta». E Arianna si domanda: «Se un disoccupato di Palermo cerca lavoro a Bologna come fa a trovarlo se neppure il disoccupato di Bologna lo trova?».

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