Addio a Tripodi, fondò il Museo della canzone

Era il custode della melodia italiana: nel suo archivio musicale sono conservati oltre 80mila brani a partire dagli anni Venti

da Imperia

È morto la scorsa notte a Vallecrosia (Imperia) Erio Tripodi, che i protagonisti della canzone melodica italiana avevano eletto a loro paladino, forte della passione per il genere e della conoscenza acquisita e documentata da centinaia di migliaia di dischi, libri, testimonianze orali che aveva raccolto nel suo museo. Erio Tripodi è stato il fondatore del Tempio-Museo della Canzone e della Riproduzione sonora, ed era considerato tra i più grandi conoscitori e custodi della musica melodica italiana, ma non solo.
In un trenino dei primi del Novecento, che aveva acquistato e parcheggiato accanto al suo ristorante, sono esposti pianoforti, pianole, juke box e altri strumenti musicali che abbracciano un lungo arco di storia della musica italiana. Il Centro documentazione del Museo, inoltre, custodisce migliaia di dischi, di partiture musicali, di registrazioni, libri, riviste, articoli, biografie. Una banca dati immensa cui si rivolgono da anni studiosi e appassionati, enti lirici e documentaristi, società di produzione musicale e radiotelevisive, tra cui la Rai.
Nell’archivio discografico sono conservati oltre ottantamila brani musicali che vanno dagli anni Venti agli anni Ottanta e centomila dischi non ancora catalogati, di cui diecimila a 78 giri. Una collezione che spazia da documenti, anche inediti, di interpreti ed esecutori di musica classica, operistica, rock, leggera, jazz, italiana e internazionale. Nella raccolta figurano anche le testimonianze orali dei protagonisti della Grande Guerra e le voci storiche del teatro, del cinema e dello spettacolo italiano, da Claudio Villa a Luciano Pavarotti, con digressioni in altri campi come il calcio con Diego Armando Maradona.
Tripodi è stato stroncato da un tumore al cervello che lo affliggeva da ormai un paio d’anni, da quando stava lavorando a un’autobiografia che in quattro volumi avrebbe dovuto ripercorrere le tappe salienti della sua vita, corredata di centinaia di aneddoti e fotografie. «Il primo volume - spiega oggi il curatore dell’opera, Ilio Masprone - dovrebbe abbracciare i suoi primi trent'anni di vita». Una vita anche avventurosa che a 17 anni porta Tripodi a fare il cameriere all’Hotel Metropole di Montecarlo. A venti anni lo fa affacciare sul mondo della boxe, sulle orme del fratello Bruno che entra nel circuito agonistico. Nella stessa epoca, in Erio nasce la voglia di cantare che lo accompagnerà fino agli ultimi giorni.
Nel corso degli anni si conquista l’amicizia, l’affetto e la stima di chi lo circonda. Soprattutto quella delle voci più famose della canzone melodica italiana. «È l’uomo più buono che abbiamo mai conosciuto - hanno commentato oggi il cantante Gino Latilla e la moglie Sara -. Spesso ci recavamo da lui per incidere. Erio era uno dei pochi che amava ricordare anche le scomparse glorie del passato, da Villa a Filogamo e così via.
Rimarrà sempre nei nostri cuori». Triste anche il commento di un altro suo grande amico, Giorgio Consolini, che assieme alla moglie Lina, ha detto: «Lo ricordo come un fratello che non ho mai avuto. Gli ho voluto bene e penso che anche lui volesse bene a me e mia moglie. Eravamo molto uniti. Amavamo andarlo a trovare, nonostante i 400 chilometri che ci separano».


Erio Tripodi lascia agli eredi, la moglie e due figli, il sogno non realizzato di costruire un teatro a Vallecrosia, la città che gli aveva dato tante gioie. I funerali si terranno domani alle 10.30 nell chiesa di Maria Ausiliatrice.

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