Alemanno all’antidoping: «Voglio solo dare l’esempio»

Alemanno all’antidoping: «Voglio solo dare l’esempio»

«Volevo dare l’esempio». Detto, fatto: ieri mattina Gianni Alemanno è arrivato all'istituto di medicina sportiva del Coni e si è sottoposto al drug test. Ha lasciato in laboratorio un campione di urina e di capelli e in attesa dei risultati, pronti per sabato, ha sintetizzato i motivi del suo gesto, senz’altro simbolico: «Ho condiviso l’idea lanciata dal consigliere regionale Desideri e dal capogruppo del Pdl in Comune Rossin. Credo che se tutti gli amministratori pubblici facessero quello che ho fatto io, darebbero la certezza che quando prendono decisioni per la collettività sono coscienti, in possesso delle loro facoltà mentali». Subito dopo ha anticipato la sua risposta alle polemiche che sarebbero esplose, puntuali, nel pomeriggio: «È banale bollare questa iniziativa come una trovata elettorale. Ma preferisco che lo sia, piuttosto che niente».
Con il primo cittadino c’era l'assessore ai Trasporti Sergio Marchi, mentre all’ora di pranzo all’Acqua Acetosa è arrivato l'assessore all’Ambiente Fabio De Lillo: entrambi hanno accettato di buon grado di sottoporsi all’«antidoping». Si estende insomma la voglia di trasparenza che sta bussando alle porte di tutti gli uffici amministrativi capitolini. E l’onda non sembra destinata ad arrestarsi. Anzi. In consiglio è stata presentata una mozione apposita, caldeggiata e applaudita dallo stesso Alemanno: «Per quanto riguarda gli assessori - ha spiegato - sono assolutamente convinto che faranno il narcotest. Circa i consiglieri, è una loro scelta, ma credo si creerà un meccanismo che renderà difficile tirarsi indietro».
Qualcuno che si è tirato indietro, però, già c'è. Il presidente del X Municipio Sandro Medici, per esempio: «Non intendo sottopormi - ha tuonato - a nessun test clinico, neanche a quello sulle intolleranze alimentari. Nel mio piccolo non desidero partecipare a nessuna forma di avanspettacolo chimico-politico. L’ammetto, mi sento un peccatore di fascia media, oltreché portatore di alcune devianze: mi piacciono le signore, bevo vino e fumo sigarette, guardo poco la televisione, non vado in palestra, russo di notte e perfino a volte mi scaccolo». Da qui la replica, irresistibile, del vicepresidente del municipio suddetto, Fulvio Giuliano: «Gli faremo omaggio di una confezione di fazzoletti di carta». Più arrabbiate le parole di Enzo Foschi, consigliere del Pd alla Regione: «È troppo facile farlo davanti a flash e telecamere, sembra più una finzione scenica che una cosa seria. Forse, l’unico vero test che occorre davvero sostenere è quello che misura il quoziente intellettivo di chi avanza tali proposte. Avremmo sicuramente delle sorprese».
Sparute eccezioni a parte, l’iniziativa ha trovato vasti consensi, anche a sinistra. Il presidente della Provincia Nicola Zingaretti si è detto d’accordo («neanche fumo e non nascondo nulla»); Fabrizio Santori, presidente della Commissione Sicurezza del Comune, ha proposto di estenderlo «a tutti coloro che ricoprono ruoli di primaria importanza per la collettività, in particolare i pubblici ufficiali», mentre l’intera maggioranza del XIII Municipio ha annunciato che, compatta, effettuerà l’esame la prossima settimana in una struttura pubblica.

Tutti negativi, infine, i 1300 test già effettuati da Trambus, che ha investito «risorse e mezzi per migliorare il sistema di controllo e monitoraggio anti-droga nei confronti del personale di guida». Quando si dice trasparenza, di nome e di fatto.

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