Ragioniamo per paradossi, procediamo in senso contrario. Cosa sarebbe successo se il centrodestra, capitolino e nazionale, avesse taciuto sulla vicenda dei due giovani omosessuali aggrediti nei pressi del «Gay village»? O, per alleggerire il carico, si fosse limitato a qualche commento di circostanza, due righe stitiche di condanna manierata prima di procedere subito innanzi? Il Campidoglio, come minimo, sarebbe stato tacciato di oscurantismo, di bieco disinteresse verso le minoranze, da qualcuno addirittura di razzismo. Mica casuale, ma frutto di un retaggio che salta sempre fuori quando fa comodo ai censori a corto di argomenti reali.
Stavolta no. Stavolta è andata diversamente. Alemanno si è messo di traverso, si è esposto in prima persona, non solo come braccio di unistituzione ma anche come uomo politico: ha battibeccato con la procura, accusandola senza nessuna morbidezza. La procura, fatto inusuale, ha risposto e pure piccata, ha precisato codice alla mano, e lui, di nuovo, ha ribadito il concetto, tanto per far capire che non voleva ritrattare, che aveva puntato lindice e lo avrebbe puntato ancora. Intanto, a ruota, non come semplici emuli, consiglieri, assessori, il vicesindaco e persino un ministro, hanno espresso la loro solidarietà ai ragazzi, condannando il gesto di violenza, peraltro commesso da un folle con precedenti penali. Di più: il primo cittadino stamattina incontrerà le organizzazioni di omosessuali, per ragionare insieme e proseguire un percorso comune. E qual è stato il riconoscimento di tanta lungimiranza, il sinallagma di unapertura così evidente? La polemica, la solita vecchia, stanca, polverosa polemica, latteggiamento di chi cavalca londa a ogni costo, di chi è sordo al buon senso e fa rumore in maniera ottusa e acritica. Di chi pensa che la dialettica politica non va contestualizzata, basta a se stessa, si autolegittima.
Maria Gemma Azuni, consigliere comunale di Sinistra e Libertà, ha parlato di «drammatica evidenza» del «clima di intolleranza e insicurezza che la città sta vivendo, nonostante proclami di sicurezza». Luigi Nieri, assessore regionale al Bilancio, ha detto che laggressione «è ancor più grave perché maturata nel clima di criminalizzazione delle diversità che si è voluta creare ad arte in città». Fino a scadere nellassurdo vero e proprio, nemmeno addolcito dal buon senso. «È evidente - ha tuonato il deputato del Pd Sandro Gozi - che alle cattive parole dei cattivi maestri delle destre seguono atti violenti e imbecilli, che testimoniano un deprimente senso di impunità del tutto inaccettabile in una società civile. Con le loro cattive parole contribuiscono a farci stare tutti peggio». Eppure in questo caso - senza parafrasare troppo - le loro parole sono: «Vogliamo giustizia e la vogliamo subito». È questa limpunità?
Chiude il coro Vladimir Luxuria, ex parlamentare, che ha definito «politicamente schizofrenico» latteggiamento di Alemanno.
Levidenza, dunque, è imbarazzante: il Campidoglio manda segnali di straordinaria apertura e lopposizione non se ne accorge, o forse finge di non accorgersene, declinando a memoria il copione di sempre. E, ulteriore beffa, finisce persino per farsi superare dallArcigay Roma, che non è esattamente un gruppo di simpatizzanti del sindaco, ma per bocca del presidente Fabrizio Marrazzo ha dovuto definire «corretto e positivo» il suo atteggiamento, prima di chiedergli di attivarsi e impegnarsi «perché il Parlamento approvi al più presto una normativa contro lomofobia oppure per estendere la legge Mancino contro il razzismo ai reati commessi in base allorientamento sessuale».
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