Berlino - Conoscersi via internet, e quindi coperti dalla maschera eccitante dell’anonimato, può essere la scintilla di una grande passione. Ma anche il primo passo che inconsapevolmente conduce verso delusioni dolorose che a volte si concludono tragicamente. Ed è quanto è successo a Regina K., una giovane donna di Amburgo, che attraverso il web aveva incontrato quello che lei credeva l’uomo della sua vita, il grande amore, e che invece, una volta costretto a privarsi dell’identità virtuale che si era costruita in rete, si è trasformato nel suo assassino.
Una storia che ha suscitato una forte emozione non solo perché la vittima era un personaggio di una certa notorietà, una deputata comunale che ricopriva l’incarico di tesoriera della federazione di Amburgo della Cdu, il partito di Angela Merkel. Ma anche perché psicanalisti e criminologi vi ritrovano i sintomi classici dei traumi provocati dal brusco passaggio dal mondo virtuale, dove tutto è possibile, alla cruda realtà, dove spesso bisogna fare i conti con verità che vorremmo rimuovere.
Regina K. (la legge tedesca vieta di pubblicare il cognome di persone coinvolte in fatti di rilevanza penale) aveva 28 anni ed era una donna sola. Non aveva mai avuto molta fortuna con gli uomini e, forse, anche per questo dedicava tutto il suo tempo al lavoro politico. L’unico suo svago era internet: navigare sul web, conoscere altre persone attraverso le chat e i forum dove i patiti della rete si ritrovano a discutere. Alla sera nel suo piccolo appartamento ad Amburgo si sedeva davanti al computer e incominciava a vagare in cerca di amicizie maschili, cliccando sui siti che offrono contatti a chi è in cerca di sensazioni erotiche o anche solo di compagnia.
Una sera, durante una delle sue passeggiate virtuali, Regina credette di aver incontrato l’uomo giusto, Christian S., un uomo di 30 anni che diceva di essere un medico dell’esercito. Per mesi e mesi i due si incontravano ogni sera su internet e i racconti di lui accendevano la fantasia di lei. Christian raccontava di essere stato in Afghanistan, di aver servito l’esercito anche come pilota di elicotteri, di aver combattuto. E inoltre faceva credere di appartenere alla buona società di Amburgo, di venire da una famiglia agiata che abitava in una delle strade più eleganti, la Elbchaussee, ed era proprietaria di un allevamento di cavalli.
Dopo un lungo innamoramento tutto virtuale i due si incontrarono e Regina, poco a poco, capì che lui le aveva raccontato solo menzogne. Nella realtà Christian S. non era né medico né pilota, ma solo un idraulico disoccupato che su internet si era costruito una nuova identità calandosi nel personaggio che avrebbe voluto essere nella realtà e che, una volta ritornato nel mondo reale, cercò di sostenere per qualche tempo.
Ma durò poco: il rapporto tra Regina e Christian da idilliaco diventò sempre più tempestoso e segnato da violenti litigi. Regina si ostinava a vedere in Christian l’uomo conosciuto al computer e Christian si ostinava a recuperare almeno una parte dell’identità virtuale perduta. Un gioco impossibile e, durante un litigio, Christian, esasperato dal fatto che lei lo considerasse ormai solo un bugiardo, ha strozzato la povera Regina.
Entrambi, ha raccontato la sorella di Regina al Bild Zeitung, erano incapaci di accettare che il sogno virtuale era finito. Lui, al processo, l’altro giorno, è tornato alla realtà e ha ammesso le sue colpe. «Riconosce con precisione tutte le accuse - ha detto il suo avvocato -. Ma non se le può spiegare. La amava».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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