Ancelotti: «Voglio di più da Pirlo e Kakà»

«Meritavamo di vincere. Braida a Milanello? Non è il mio tutor»

Franco Ordine

da Roma

Secondo pareggio esterno del Milan. Di questi tempi sembra quasi un evento ed invece è una specie di resa senza condizioni rispetto alle altre grandi che marciano a pieno regime di giri. Adesso i numeri parlano chiaro e dicono che la Juventus è davanti 14 punti, 6 punti di distacco vanta l’Inter mentre la Roma incalza a sei lunghezze. Anche la rincorsa al secondo posto diventa un progetto complicato da realizzare. Forse è meglio guardarsi alle spalle. E dalla concorrenza della Fiorentina. La Lazio invece può far luccicare nella notte dell’Olimpico il suo ottavo risultato utile, è una bella collana che sta bene al collo di Delio Rossi e dei suoi ragazzi umili e senza grandi pretese.
Curva laziale in silenzio, è la forma di protesta scelta per segnalare il dissenso nei confronti di Lotito, che non fa debiti come Cragnotti e questo è un merito ma gli ultrà non ne vogliono sapere di bilanci sani. In campo, forse, la squadra di Delio Rossi paga il clima poco amichevole e lascia l’iniziativa al Milan chiamato a risolvere un bel po’ di problemi, tutti in una sera. A cominciare, per esempio, dal deficit dei tiri in porta: nella prima frazione un paio di tiri di Gilardino, uno di Sheva, ribattuto da Peruzzi, e il quarto di Kakà “murato” da Zauri rappresentano un bel profitto rispetto, per esempio, al niente di Palermo, coppa Italia. E allora l’impressione è quella di un Milan discreto mentre la Lazio mostra qualche difficoltà. Le raccomandazioni di Ancelotti del sabato mattina vengono raccolte in parte. La squadra non si difende, attacca, si sbilancia in qualche circostanza.
Nella ripresa non cambia molto. La Lazio ha una reazione positiva, i primi venti minuti sono una degna rappresentazione delle possibilità attuali della squadra di Delio Rossi. Deve scaldarsi Dida, deve parare bene per frenare le unghiate di Rocchi e compagni che trovano qualche varco di più. Da ammirare nell’occasione la tenuta stagna di Nesta e Kaladze. Almeno loro sono in grado di garantire un piccolo progresso. Ma è Peruzzi l’angelo custode della Lazio appena il Milan si rimette in moto e cerca di vincere una partita che non ha grande valore statistico. Ci prova Shevchenko prima scheggiando di testa la traversa, poi impegnando il portierone laziale con una bastonata da vicino: in entrambe le occasioni la risposta di Peruzzi è tale da meritargli le attenzioni di Lippi per il mondiale. Gilardino spreca un paio di opportunità golose in area, Stendardo gli concede qualcosa e lui non riesce ad approfittare. Alla fine la sfida si trascina secondo lo schema: il Milan che prova a forzare il blocco e la Lazio che resta rintanata nella sua metà campo per difendere con dignità e onore il pareggio che non è da buttar via. È da buttar via invece per il Milan e per quel che comporta in classifica. È vero, da qualche tempo non gli gira niente bene, neanche un episodio a favore. E nella notte in cui Sheva riprende confidenza con il tiro in porta, sbatte contro la traversa. Ma le difficoltà continuano. E Ancelotti non può certo dirsi fuori dalle sabbie mobili di una classifica che diventa sempre più avvilente.

Se la consolazione del gol non preso ha valore relativo, comincia a diventare preoccupante il fatto che a Palermo in coppa Italia e ieri all’Olimpico l’attacco boom rossonero è rimasto a secco e prima ancora, contro la Samp, è andato a segno soltanto su rigore. Forse è una questione che riguarda anche Kakà oltre che la precisione di Gilardino.

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