Anche La Spezia teme di finire come la Campania

da La Spezia

Emergenza rifiuti a Spezia come a Napoli? Per gli esponenti del PdL spezzino il rischio c’è e serve agire subito. «Bisogna avere il coraggio di aprire ora un dibattito sulla questione rifiuti alla Spezia, prima che sia troppo tardi, prima di dover affrontare una seconda emergenza campana». Non lesinano parole i rappresentanti del PdL Paolo Asti e Giacomo Gatti sulla gestione dello smaltimento rifiuti alla Spezia. Per loro, entro tre anni non ci sarà più modo di affrontare serenamente il problema perché la discarica genovese di Scarpino non accoglierà più il materiale spezzino e l’impianto di Saliceti non sarà più in grado di gestire il crd (combustibile derivato dai rifiuti) prodotto, da qui un blocco totale che deve essere evitato, affrontandolo in tempo con una commissione consiliare allargata all’amministrazione provinciale.
«Il problema è molto semplice - spiegano - oggi alla Spezia viene prodotto un costante quantitativo di rifiuti, ma la provincia non è in grado di smaltirlo autonomamente come prevede la legge, in parte è conferito a Scarpino, ma presto anche il sito genovese sarà saturo e non potremo più chiedere ed ottenere spazio, esiste un impianto che produce crd alla Spezia, quello di Saliceti, che aprirà in primavera (l’Acam lo darà in gestione) ma entro tre anni il costo di smaltimento di questo prodotto dei rifiuti non sarà più sostenibile. Infatti il contratto di gestione prevede che per tre anni il crd prodotto venga smaltito dal gestore, poi la spesa toccherà ai cittadini ed i costi andranno alle stelle. Il piano provinciale dei rifiuti non è un piano, ma una cosa ingestibile, ed i danni fatti oggi tra tre anni ci porteranno all’emergenza. Siamo già oltre il tempo massimo per dare vita ad una soluzione tecnica realistica. Oggi il piano prevede quote di differenziata che non sono realizzabili, ma non prevede soluzioni alternative credibili».
Gli esponenti del PdL hanno anche presentato dei dati in cui si evidenziano i costi: nel 1996 gli abitanti del Comune di Spezia hanno pagato l’equivalente di 8 milioni di euro di tassa sui rifiuti, nel 2007 siamo al doppio preciso, per il trasporto fuori provincia si pagano mediamente 2 milioni di euro l’anno.
«In Italia anche il Pd oggi parla di termovalorizzatori - spiega Gatti - anni fa, nel ’98, alla Spezia si discusse molto sulla realizzazione di un forno inceneritore a Boscalino. Si arrivò persino alla gara che poi venne annullata. Anch’io feci una battaglia contro quell’impianto, oggi alla luce della situazione e del fatto che possiamo migliorare quelle tecnologie, non mi nascondo e dico che fu una scelta sbagliata non realizzarlo. Quel forno, oggi sarebbe un termovalorizzatore, serviva e serve ancora. Oggi siamo ancora in tempo per tentare di rimediare e riprendere in mano quell’idea che si è dimostrata indispensabile. Il concetto stesso di crd su cui ci stiamo indirizzando, cioè produrre un combustibile dai rifiuti per poterlo smaltire, è già superato perché i termovalorizzatori bruciano il rifiuto non trattato».


Asti aggiunge che, pur confermando la necessità di migliorare la differenziata, in tempi rapidi occorre «non investire più in politiche fallimentari che vedono solo obiettivi ravvicinati e che hanno prodotto solo discariche o costi ingestibili, ma iniziare con forza a programmare un progetto che porti allo sviluppo di un’autosufficienza di smaltimento attraverso un impianto di termovalorizzazione».

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