Antoniozzi: «Abbiamo un mandato, liberare la città»

Alfredo Antoniozzi, candidato del Pdl alla presidenza della Provincia, come sta vivendo la fase finale di questa campagna elettorale?
«È stata una campagna elettorale esaltante. Un’esperienza umana durante la quale abbiamo registrato una partecipazione sempre più forte. C’è stato un momento in cui nella gente è scattata la voglia di un forte cambiamento, dovuta all’esasperazione per il malgoverno della sinistra. È come se Roma e la sua provincia avessero chiesto a me e a Gianni Alemanno di liberarle, avviando così una grande rivoluzione pacifica».
Negli ultimi giorni il confronto con il suo avversario, Nicola Zingaretti, pare essersi scaldato come dimostrano episodi come i finti manifesti pro-Zingaretti di Nerola e il caso di Civitavecchia...
«Quello di Nerola è un episodio nella linea tipica della disinformazione della sinistra. Affiggere dei manifesti con la scritta “il sindaco Sabina Granieri invita a votare per Zingaretti”, senza neanche contattare la diretta interessata, credo rappresenti un modo di operare ingiustificabile. Idem per il caso dei dipendenti della cooperativa di Civitavecchia precettati per la manifestazione elettorale del mio avversario, anche se qui siamo davanti a una violazione legale, oltre che deontologica dal sapore bulgaro».
Come replica agli attacchi del centrosinistra sulla proposta del secondo Gra?
«Quella del “Nia” è l’unica proposta concreta in ambito mobilità dell’intera campagna, basata su uno studio dell'Anas. Le critiche del centrosinistra sono dovute, come al solito, ai condizionamenti della sinistra radicale. Il primo Gra è superato dai fatti, dallo sviluppo di Roma negli ultimi decenni. Se è un’idea così sbagliata viene da chiedersi come mai lo stesso Walter Veltroni nel 2006 la abbia recepita, inserendola in una memoria di Giunta».
Perché ha definito quello di Zingaretti sui rifiuti un silenzio «politico»?
«Perché su temi importanti come la sicurezza e i rifiuti non c’è stata una sola proposta di Zingaretti, o di Rutelli per il Campidoglio, che non sia stata annacquata dai veti della sinistra radicale. Basti pensare al modo in cui ha rifiutato la mia idea di un patto bipartisan su alcune questioni fondamentali».
Qualora dovesse arrivare a Palazzo Valentini quali sarebbero i suoi primi atti amministrativi?
«Il primo sarà un atto simbolico: l’abolizione dell’inutile tassa sui passi carrabili. E i 2,2 milioni di gettito mancante li recupererei tagliando le spese abnormi del gabinetto di Presidenza. Quindi eliminerò il meccanismo dei rimborsi ai consiglieri provinciali, alcuni dei quali hanno guadagnato anche 20mila euro al mese. Non capisco dove si trovasse Gasbarra quando è stato approvato».
Una nota leggera: domenica cosa farà?
«Andrò a votare alle 12 e poi a messa alla Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte.

Quindi sarò in giro per seggi, a salutare amici».
E invece lunedì dove attenderà il responso delle urne?
«Seduto alla mia scrivania, come al solito. Per carattere difficilmente mi faccio attrarre da luci e suoni».

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