Bassolino fa pagare i suoi debiti ai posteri

Mentre impazza la polemica sui rifiuti il governatore trova il tempo per riunire la giunta e farsi votare un nuovo prestito da 1,2 miliardi. Il ruolo perverso dei "sinking fund" gestiti dalle banche a tutela della collettività e che invece sono fonte di incredibile spreco di risorse pubbliche

Bassolino fa pagare i suoi debiti ai posteri

Milano - Nella nostra storia di debiti locali, di grandi banche e del duo Bassolino (padre politico e figlio banchiere) occorre spiegare per quale motivo, in piena emergenza politica per lo scandalo rifiuti, la giunta campana trovi impellente deliberare l’emissione di un’obbligazione da 1,2 miliardi. Lo scopo è quello di recuperare, si legge nella delibera, 750 milioni per nuovi investimenti e soprattutto 442 milioni per estinguere un mutuo del 2005. E in questi dettagli che si nasconde il senso di tutta l’operazione campana. Il prestito che si vuole cancellare costa lo 0,25% in più di quanto il superdebitore Stato Italiano riesca a fare sui mercato internazionali: insomma non stiamo parlando di un prestito con tassi da usura. Eppure questo mutuo, come quelli estinti negli anni precedenti dalla Regione Campania, è una buona occasione per dare lavoro al terzetto collaudato delle due banche internazionali e dei loro consulenti napoletani: Maurizio e GianPaolo Pavesi. Le banche con tutta probabilità riusciranno a garantire alla Regione un tasso di interesse leggermente migliore e ad allungare nel contempo la scadenza del debito. Per i politici si tratta di una vera e propria manna. Non tanto per il risparmio sui tassi di interesse che è davvero poca cosa. Ma per il fatto di liberare un bel po’ di risorse di cassa: la rata del nuovo prestito più lungo è ovviamente inferiore di un bel po’ rispetto alla rata esistente che è di un prestito più breve. Il vantaggio per Bassolino (ovviamente è un escamotage che va di gran moda in tutta Italia) è quello di spostare il pagamento di un debito fatto oggi, sulle generazioni che verranno.

Ma anche le banche hanno un loro interessante tornaconto, che non è certamente la sola commissione per il prestito obbligazionario. La legge infatti prevede che a fronte di un prestito che un ente locale raccoglie sul mercato, l’ente stesso debba accantonare ogni anno una quota di capitale per poter far fronte alla restituzione del capitale a scadenza. Cerchiamo di essere più chiari con un esempio. Se il comune di Napoli si facesse prestare 100 euro al 5% per 10 anni e ogni anno restituisse 5 euro di interesse, alla scadenza del prestito dovrebbe ridare i cento euro che inizialmente gli sono stati concessi. Sarebbe un onere per le prossime amministrazioni ovviamente non sopportabile. Ecco perché gli enti locali, una volta che si indebitano, oltre a pagare gli interessi anno per anno, debbono accantonare una fetta di capitale per non trovarsi impreparati alla scadenza. Questo capitale viene conferito in un apposito fondo (sinking fund) gestito dalle stesse banche che erogano il prestito. È qui che si fanno gli affari.

Un dirigente della Nomura, in causa di lavoro con la banca, ha denunciato alla Consob inglese il sinking fund che la Regione Liguria ha in essere. Gli extraprofitti per Nomura nella gestione del fondo sarebbero vicini ai 15 milioni di euro, solo per questa operazione. Questo genere di fondi viene infatti alimentato con le risorse degli enti locali (come detto a titolo di riserva) e gestito dalla banche con strumenti derivati e spesso opachi. Il caso dell’acquedotto pugliese è clamoroso. Il suo fondo, secondo quanto risulta al Sole 24 ore, avrebbe perdite vicine ai 20 milioni di euro. Il fondo aveva investito in titoli di General Motors e Ford, proprio nel momento in cui erano crollati ai minimi, a livello di default per la crisi del settore auto. Un fondo voluto e pensato a riserva di un rimborso futuro di un prestito si è trasformato in una voragine. La beffa nella beffa. E chi è stato consulente dell’acquedotto pugliese? Ritroviamo i nostri amici, e anche di Bassolino, di Merrill Lynch. In questo caso Merrill Lynch e fratelli Pavesi arrivano dalla Regione Puglia (che controlla l’acquedotto) e da una giunta politica questa volta di centro-destra. L’effetto è devastante.

La scelta dei consulenti finanziari, che spesso si rivela disastrosa, non deve

necessariamente essere sottoposta a gara pubblica. Mercedes Bresso, governatore della Regione Piemonte, ha invece deciso, la gara, di farla. Nella prossima puntata vi raccontiamo come è andata a finire.
(2. Continua)

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