Battaglia con i talebani, feriti tre parà della Folgore

I parà della Folgore, al fianco dei soldati afghani, sono andati a stanarli. I talebani li aspettavano al varco ed è scoppiata la battaglia. Tre militari italiani sono rimasti feriti, ma l’esercito afghano ha perso tre uomini. Altri sei risultano dispersi e tre sono stati catturati dai tagliagole islamici. Le postazioni talebane sono state spazzate via. Gli insorti hanno lasciato 25 cadaveri sul terreno e 5 miliziani sono stati fatti prigionieri. La battaglia è iniziata ieri all’alba a due chilometri dalla base avanzata di Bala Murghab. Il fortino più a nord del settore occidentale dell’Afghanistan comandato dal generale Rosario Castellano.
«Fra le sei e le sette del mattino, piena notte in Italia, è stata attaccata la colonna dell’esercito afghano che precedeva i paracadutisti del 183° reggimento Nembo» racconta il maggiore Marco Amoriello, portavoce del contingente italiano a Herat. L’operazione congiunta puntava a stanare i talebani in una valle a due chilometri dalla base di Bala Murghab nella provincia di Badghis. In tutto 130 uomini pronti a combattere. I talebani li aspettavano e si sono trincerati in due postazioni fisse ed elevate. Quando gli afghani sono giunti a tiro si è scatenato un fuoco d’inferno. Non solo fucili mitragliatori kalashnikov, ma lanciarazzi Rpg e qualche mortaio.
«Lo scontro è durato circa un’ora» spiega il maggiore Amoriello. I ragazzi del Nembo hanno tenuto duro sparando una valanga di colpi. Il primo ferito è un parà che stava scendendo dal mezzo blindato Lince per prendere posizione. Un proiettile lo ha colpito a un piede, ma è fuori pericolo. Un razzo Rpg, lanciato a spalla dai talebani, è esploso a tre metri da un altro paracadutista. Il militare italiano è stato investito dall’onda d’urto, ma pure le sue condizioni non destano preoccupazione. Delle schegge hanno colpito il terzo ferito lieve.
Nell’infuriare della battaglia i parà del 185° reggimento acquisizione obiettivi hanno inchiodato i talebani. I militari di questo reparto sono addestrati a infiltrarsi dietro le linee nemiche. Quando i talebani hanno aperto il fuoco sono stati individuati. Prese le coordinate delle loro postazioni i parà del 185° hanno chiesto l’intervento dei mortai. I micidiali colpi da 120 millimetri sono stati lanciati dalla base di Bala Murghab e hanno centrato in pieno gli obiettivi.
Gli specialisti del Fac (Controllo aereo avanzato) hanno chiamato l’appoggio aereo. Nella zona di combattimento sono piombati gli elicotteri d’attacco Mangusta e i caccia bombardieri alleati. «I Mangusta sono serviti come “occhi” dall’alto per individuare i talebani. I nostri ragazzi sul terreno ne hanno catturati cinque» dichiara il portavoce del contingente. Gli insorti erano almeno una cinquantina o forse più. I talebani uccisi sono 25, ma anche ai soldati afghani non è andata bene. Oltre alle vittime e ai feriti, sei militari sono dati per dispersi e tre sono stati catturati. Gli italiani hanno lanciato un’operazione di soccorso, ma non sarà facile. I talebani punteranno a uno scambio di prigionieri, altrimenti sgozzeranno gli ostaggi.
Il giorno prima i fondamentalisti in armi avevano mirato veramente in alto. Il generale Castellano era giunto a Bala Murghab da Herat per partecipare a una shura, un’assemblea locale degli anziani. Ai capi tribù aveva chiesto di «assumersi la responsabilità della sicurezza» con l’aiuto dei soldati italiani. Fin dallo scorso anno alla shura partecipano pure i capi villaggio che controllano i talebani. Qualcuno deve aver fatto una soffiata. Quando l’elicottero del generale e quello di scorta sono decollati i talebani hanno sparato raffiche di mitra dalle case di Bala Murghab.

I piloti della Marina, ai comandi degli Ab 212, «si sono abbassati a volo radente per evitare i colpi. Poi con una virata rapidissima hanno preso quota». L’attacco al generale è fallito, ma dimostra che sul fronte nord si continuerà a combattere.
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