La battaglia di Pannella serve a distrarre i radicali

Per fortuna di Marco Pannella ci sono ancora Paesi ostinatamente decisi a tenersi l’incivile pena di morte, ed altri disposti solo a parole a sostenere all’Onu una proposta di moratoria delle esecuzioni. Mi chiedo che cosa il buon Pannella, in condizioni diverse, avrebbe dovuto inventarsi, a che cosa avrebbe potuto appendere i suoi digiuni e appelli, guadagnandosi peraltro anche l’amichevole solidarietà del leader dell’opposizione, per distrarsi e distrarre i suoi militanti dall’aiuto che i radicali stanno dando alla miserevole sopravvivenza di questo governo e della sua maggioranza.
Me lo chiedo naturalmente con la delusione di chi ha condiviso molte battaglie coraggiosamente condotte da Pannella nella sua ormai lunghissima attività politica. O di chi, pur sorpreso dalla decisione dei radicali di aderire con l’avventura della «Rosa nel pugno» alla Unione - si fa per dire - di Romano Prodi, consentendole di vincere per il rotto della cuffia le elezioni politiche dell’anno scorso, si è per un po’ consolato scommettendo sulla loro capacità di tirarsene fuori in tempo per non esserne travolti nella caduta.
Evidentemente mi sono sbagliato. Pannella al massimo si concede appunto qualche distrazione. Egli ammette che il governo Prodi, pur composto anche da una radicale infaticabile come Emma Bonino, è fatto di «quasi buoni a niente», ma non per questo intende staccarsene, aggrappandosi un po’ penosamente a quel «quasi». O continua ad occuparsi di politica interna solo per continuare a fare la guerra, diciamo così, a Daniele Capezzone, già rimosso dalla segreteria del partito per avere posto con una certa evidenza e concretezza il problema di ridefinire i rapporti con il governo.
Le penultime notizie della guerra di Pannella e Capezzone ce le ha date di recente con la sua solita e felice ironia il nostro Filippo Facci, fermo però ad una situazione ancora di stallo. Le ultime sono state fornite nel pomeriggio di sabato scorso da un improvvisato e sorprendente portavoce di Pannella: addirittura il segretario del partito dei comunisti italiani Oliviero Diliberto. Che, collegato da Piazza del Popolo in diretta con gli studi televisivi di La7, dove si seguivano e commentavano i cortei in corso per le strade di Roma contro la visita del presidente americano, ma anche contro il governo, ha così liquidato le critiche di Capezzone alla sinistra antagonista: «Taci tu, che sei stato cacciato dal tuo partito».


L’indomani Capezzone concludeva la sua abituale rassegna stampa domenicale a Radioradicale dichiarando di non essere sicuro di poterla tornare a fare, come gli ha sinora permesso il direttore Massimo Bordin resistendo professionalmente alle pressioni punitive di Pannella. Al quale chiedo almeno di risparmiarci una goffa imitazione del viceministro Vincenzo Visco, e del governo, nella rimozione del generale Roberto Speciale.

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