Roma - Mamma mia quanto rumore. Ieri La Stampa ha svelato un possibile retroscena del Festival che in quattro e quattr’otto ha scatenato un putiferio come solo Sanremo riesce a fare. Dunque: per avere Roberto Benigni come ospite della serata inaugurale all’Ariston sarebbe in corso una trattativa tra la Rai e il suo manager Lucio Presta (lo stesso di Paolo Bonolis, che presenterà).
Nel possibile contratto ci sarebbero un compenso cash (circa 350 mila euro) e/o l’esclusiva sui diritti dei materiali d’archivio, vale a dire i 691 minuti che comprendono tutte le apparizioni Rai di Benigni, dal famoso Woytilaccio alla palpazione di Baudo proprio sul palco dell’Ariston. A di là dei contanti, il passaggio sarebbe epocale. Se la Rai perdesse i suoi diritti e creasse quindi un precedente contrattuale sulle sue cosiddette «teche» (gli archivi filmati che hanno un valore storico e televisivo immenso), si aprirebbe la strada anche per analoghe richieste di altri artisti. Un arrembaggio che svuoterebbe la tv di Stato di uno dei suoi valori fondanti: essere l’unico depositario di un tesoro che racconta la storia e il costume dell’Italia del Novecento. A dirla tutta, sembra una trattativa dai contorni un po’ sfocati perché bisognerebbe conoscere a fondo quali siano i dettagli.
Uscendo da una conferenza stampa, ieri il direttore generale Claudio Cappon ha detto chiaro e tondo: «Sono due cose separate». Ossia: «C’è una trattativa commerciale in atto» sui diritti tv. Ma anche: la partecipazione di Benigni non è condizionata da questa trattativa. Insomma, Benigni ci sarà al Festival, anche se gli ultimi dettagli sono ancora da chiudere. «Noi consideriamo strategico – ha stabilito Cappon – sia avere Benigni a Sanremo che mantenere il rapporto storico con lui». E, si capisce, con tutti gli altri che volessero copiarne l’esempio. In poche parole la Rai ha messo un paletto ben chiaro, che anche gli accordi stipulati in passato confermerebbero. Tanto per dire, «l’operazione Paradiso», ossia la celebre lettura di Dante fatta da Benigni che è stata trasformata in un Dvd poi venduto in edicola, avrebbe previsto una cessione dei diritti. Ma solo temporanea. Anche se per nulla proficua per la Rai.
Naturalmente è partita alla carica anche la politica, visto che in poche ore è subito arrivata la richiesta di interrogazione al ministro dell’Economia Giulio Tremonti affinché si interessi della questione. Richiesta a ranghi misti perché è stata firmata da Riccardo Villari del Gruppo misto, Silvio Sircana del Pd (già, l’ex portavoce di Prodi) e Marco Perduca dei Radicali. Loro non capiscono «per quale motivo la Rai dovrebbe perdere guadagni per ospitare un artista italiano in una trasmissione come Sanremo tra le più prestigiose del servizio pubblico». E si chiedono «se il gioco vale la candela». «Il prezzo per la Rai – è la spiegazione – sarebbe forse troppo alto: gli ascolti di una sera contro una fetta importantissima del suo archivio storico».
Ma l’impressione, e lo conferma anche Cappon, è che la trattativa con Benigni si svolga su due piani diversi e in qualche modo scollegati visto che è assai improbabile un semplice baratto tra ospitata sanremese e 691 minuti di storia televisiva da utilizzare a piacimento. E così, se è vero che Benigni prese 450mila euro per apparire a Rockpolitik di Celentano nel 2005, è probabilmente vero che adesso per il Festival di Bonolis potrebbe «accontentarsi» di 350mila e lasciare che la trattativa sui diritti segua la sua (inevitabile) strada, destinata a sconvolgere giocoforza gli equilibri televisivi del futuro prossimo.
E dire che ieri all’ora di pranzo Bonolis aveva confermato gigionescamente la presenza di Benigni durante il suo programma America me senti su Radiodue. Sembrava un pour parler. Ma il putiferio, quando si parla di Sanremo, ha la miccia corta ed esplode facile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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