da Berlino
«Il Garda è bello ma anche lo Starnbergersee offre molto». «Non andate alle Bahamas, riscoprite la Baviera». «Non andate a Capri o alle Seychelles, godetevi Sylt e le altre isole del mare del Nord».
Sono alcuni degli appelli lanciati dai giornali tedeschi di questi giorni per esortare i connazionali a trascorrere le vacanze in patria. Puntuale come ogni anno anche quest'anno è scattata in Germania la campagna per frenare il flusso di vacanzieri che si preparano ad invadere le spiagge del Mediterraneo o di lidi più lontani alla ricerca della luce, del sole e del caldo. Ma questa volta è diverso. Dietro gli appelli a rimanere a casa non ci sono solo le solite preoccupazioni per la fuga di valuta che provoca la passione dei tedeschi per le vacanze all'estero o il desiderio di difendere il turismo nazionale. C'è un motivo in più: l'ecologia, l'incubo degli sconvolgimenti climatici, la preoccupazione per i danni che l'industria delle vacanze reca all'ambiente scaricando tonnellate di veleni nell'aria. «Più si viaggia e più si inquina e se si continua al ritmo attuale bisogna rassegnarsi ad una catastrofe meteorologica», dice Andreas Troge, capo dell'ufficio federale per la protezione dell'ambiente in un'allarmante intervista al Berliner Zeitung. Nel mirino sono soprattutto i voli charter e lowcost che grazie a tariffe stracciate hanno ingrossato a dismisura l'esercito dei vacanzieri all'estero e, data la loro frequenza, sarebbero diventati una delle cause principali dell'alterazione del clima.
«Pochi si rendono conto - dice Manfred Stock dell'istituto per le ricerche sul clima di Potsdam - che chi prende un charter per la Thailandia scarica da solo nell'aria sei tonnellate di ossido di carbonio, mentre ne scarica appena 30 chili se prende il treno da Monaco al mare del Nord». E altrettanto allarmato è il capo di Greenpeace in Germania, Karsten Smid: «Un volo da Berlino a Maiorca o in Sicilia provoca gli stessi danni di un'auto in perenne circolazione per un anno». Una campagna che non può non preoccupare quei Paesi che sono le mete predilette dei turisti tedeschi, in particolare Spagna, Italia e Turchia, tre Paesi che nel 2006 hanno registrato il numero più alto di voli lowcost partiti dalla Germania. «Bisogna creare una nuova coscienza nei nostri connazionali che si accingono a programmare le loro vacanze», ammonisce il ministro dell'Ambiente della Baviera, Werner Schnappauf.
«È bene che la gente sappia che una vacanza sul Meno forse è meno piacevole di un viaggio nel sud Europa ma ha il vantaggio di non recare danni al nostro futuro». E sulla stessa linea è il ministro dell'Ambiente nel governo federale, Sigmar Gabriel, che ha proposto una tassa volontaria sui biglietti per i voli lowcost da devolvere alla lotta contro l'inquinamento ambientale. I Verdi sono ancora più drastici e propongono una tassa obbligatoria sul cherosene per i voli charter anche da devolvere a scopi ecologici e inoltre chiedono che siano proibite alcune offerte stracciate che fanno di tanto in tanto le compagnie lowcost per attirare i clienti, tipo dieci o venti euro per un volo in qualche località del Mediterraneo. Renate Künast, una delle figure di spicco dei Verdi, non esita ad usare toni da crociata e in un'intervista avanza una proposta che forse non farà tanto piacere a chi, dopo un anno di lavoro, si accinge a prendere l'aereo per passare qualche giorno lontano dalle preoccupazioni quotidiane: scrivere su ogni biglietto lowcost quanto CO2, cioè ossido di carbonio, provoca quel volo. Proprio come avviene per i fumatori che quando comprano un pacchetto di sigarette si ritrovano la scritta «il tabacco uccide». La campagna per le vacanze in casa è solo agli inizi.
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