nostro inviato a Bruxelles
Il Terzo polo? «Non fa paura perché è un cumulo di contraddizioni senza un voto». Gianfranco Fini? «Tutto quello che ha fatto è stato motivato solo da ambizioni personali». Francesco Rutelli? «È la dimostrazione che occuparsi per tutta la vita solo di politica comporta patologie gravi». E Pier Ferdinando Casini? Nella serata all’Autoworld di Bruxelles insieme a 500 giovani del Ppe Silvio Berlusconi non risparmia frecciate neanche al leader dell’Udc. Ma, mettendo da parte le battute e le difficoltà oggettive della trattativa, un seppur timido tentativo di arrivare a un’intesa c’è.
D’altra parte nessuno - Cavaliere compreso - vede di buon grado le elezioni, e le pressioni della Santa Sede su Casini iniziano a far breccia se ieri il Terzo polo, come era prevedibile, ha scricchiolato per la prima volta sui tanto delicati temi etici. Così, è nelle cose che Berlusconi lasci la porta aperta. «Nessun discorso è chiuso», dice ai giornalisti uscendo da Justus Lipsius, sede del Consiglio europeo. Anche se, aggiunge, ai centristi «non ho fatto alcuna offerta organica» ma «ho solo spiegato che c’è una maggioranza che si è inopinatamente ridotta» e l’Udc ha «la grande occasione per dare il sostegno alla maggioranza» dimostrando «senso di responsabilità verso il Paese». Casini, insiste però Berlusconi, «ha detto di no».
Abboccamenti, dunque. Che però sanno anche di pretattica. È vero, infatti, che il leader centrista deve fare i conti con il Vaticano - tanto che in questi ultimi giorni ha dovuto ripetutamente tranquillizzare le gerarchie ecclesiastiche assicurando che «ormai Fini è morto» e «nella nuova formazione conto solo io» - e che alla fine il pressing potrebbe portarlo a chiudere un accordo che in cuor suo lo convince fino ad un certo punto. Non è un caso che da Cicchitto a Gasparri, passando per Quagliariello, siano tutti pronti a ribadire che da parte del Pdl c’è una disponibilità al dialogo verso «alcuni settori» del Polo della Nazione. Ma il rischio che salti il banco, al di là delle dichiarazioni pubbliche, resta alto. E così è iniziato anche il solito gioco del cerino, con Berlusconi che vuole mettere in chiaro come un eventuale fallimento della trattativa sarebbe solo da attribuirsi alla irresponsabilità di Casini. «Come fanno partiti che in Europa stanno nel Ppe ad allearsi con la sinistra?», si chiede infatti il Cavaliere. E ancora: «Chiunque abbia buon senso deve riflettere su questa irragionevolezza e tornare nel Pdl».
Insomma, quando il premier si dice sicuro di avere i numeri per durare «fino a fine legislatura» e «fare le riforme» fa certamente professione di ottimismo. Ed è per questo che Berlusconi sta comunque lavorando sull’allargamento della maggioranza guardando a singoli parlamentari (nella cena di giovedì sera con i giovani del Ppe ne ha annunciati otto già in arrivo), perché è chiaro che al momento i numeri sono troppo risicati per pensare di andare avanti due anni e mezzo. Ma, dice, «guai a parlare di calciomercato» o di «offerte, contropartite e posti al governo». Io, aggiunge, faccio solo «discorsi di buon senso a chi pensava di essere la terza gamba del centrodestra» e si ritrova invece su «un carro guidato da Bocchino e Granata con destinazione sinistra».
Sullo sfondo, dunque, resta l’ipotesi voto anticipato. Eventualità che pubblicamente il premier preferisce però non affrontare. Così, a chi gli chiede se abbia in mente di fare un «predellino due» risponde senza esitazioni. «L’età che ho - dice - mi induce ad essere molto cauto con i gradini».
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