Bimbi violentati a scuola: «Sul banco degli imputati tre maestre e una bidella»

RomaNon scenderà il silenzio su Rignano Flaminio: per i presunti orchi gli ingranaggi della giustizia si muoveranno ancora. Ieri, com’era ampiamente nelle attese, la procura di Tivoli ha chiesto il rinvio a giudizio dei cinque indagati nell’inchiesta sui presunti abusi di cui sarebbero stati vittima 21 bambini da parte di tre maestre e una bidella della scuola materna Olga Rovere. Si tratta di Silvana Magalotti, Marisa Pucci e Patrizia Del Meglio, lo sceneggiatore tv Gianfranco Scancarello, marito della Del Meglio, e la bidella Cristina Lunerti. Per quest’ultima era stata chiesta l’archiviazione, ma il gip si era opposto disponendo l’imputazione coatta. Archiviazione concessa, invece, per un’altra maestra, Assunta Pisani, e il benzinaio cingalese Kelum Weramuni Da Silva.
Le accuse per loro sono pesanti: si va dagli atti osceni ai maltrattamenti verso minori, dalla sottrazione di persona incapace al sequestro, dalla violenza sessuale aggravata dalla minore età delle vittime, fino agli atti contrari alla pubblica decenza. Un ventaglio vasto e articolato, che ora chiama in causa il giudice per l’udienza preliminare. Sarà lui a decidere se si passerà o meno alla fase del dibattimento, anche se a questo punto non sembrano esserci troppi dubbi in merito. Per saperlo con certezza bisognerà comunque attendere «tra la fine di settembre e metà ottobre», come ha affermato ieri Carlo Taormina, legale di parte civile nel procedimento.
Sempre Taormina, insieme con Arianna Di Biagio, la portavoce dell’Agerif, l’associazione che riunisce molti dei genitori delle vittime dei presunti abusi, ha agitato le acque annunciando di voler querelare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi. Il motivo? Una notizia pubblicata pochi giorni fa dal nostro giornale. «Nelle stanze di Palazzo Chigi - ha rilevato il penalista - Giovanardi ha mostrato un video, al fine di dimostrare l’innocenza degli imputati e di accusare i genitori di avere istigato i figli alla falsa testimonianza». Poi ha rincarato la dose: «Da tempo l’esponente del Pdl si è schierato a favore degli indagati e questo comportamento permette ai pedofili di sentirsi al sicuro, protetti dalle istituzioni».
Immediata, e indignata, la replica del sottosegretario, che a sua volta ha chiesto ai suoi legali di querelare per diffamazione sia l’avvocato che l’Agerif. «È intollerabile e inammissibile - ha commentato - che io venga tacciato di essere amico dei pedofili, come se le maestre fossero già state processate e con sentenza passata in giudicato. Sono preoccupatissimo che i bambini continuino a essere oggetto di un circuito giudiziario che li costringe a vivere una serie di traumi derivanti da perizie e controperizie». Il nodo è qui: il tempo passa e la vicenda è ben lontana da una soluzione che, innanzitutto, possa restituire un briciolo di quiete ai suoi giovanissimi protagonisti, prima ancora che al piccolo centro alle porte di Roma. I commenti a caldo dopo la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Tivoli lo rilevano da più parti.

«Se il gup non avrà il coraggio di cambiare idea, sarà un processo lungo, faticoso e devastante soprattutto per i bambini», ha detto per esempio Giosuè Bruno Naso, il legale della maestra Silvana Magalotti. Soddisfatti invece Antonio Cardamone e Franco Merlino, legali di alcune famiglie: «Non abbiamo mai dubitato delle ipotesi del pm. Il processo sarà determinante per stabilire chi ha commesso le violenze».

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