Carlo Faricciotti
La questione irlandese, o meglio ancora la lotta per lindipendenza dellIsola verde dalla Gran Bretagna, è stata spesso affrontata dai cineasti, soprattutto a Hollywood, dove una delle etnie dominanti, negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, era quella irlandese. Il patriarca del cinema Usa, John Ford, era di radici irlandesi e alla terra dei padri dedicò molti film, alcuni picareschi come Un uomo tranquillo (1952), altri più sofferti e personali come Linformatore. Girato nel 1935, il film narrava la storia del dublinese e membro dellIra Gypo Nolan, che «vende» il commilitone Frankie alle autorità inglesi per salvare la sua amata Katie dalla prostituzione.
Condannato a morte dallIra, braccato dai suoi ex amici, Gypo morirà dissanguato in una chiesa in cui ha trovato rifugio in una notte nebbiosa. Spaccone, gran bevitore, cattolico, assetato di redenzione: il Gypo Nolan del film di Ford ritorna, con il nome di John Mallory, in Giù la testa di Sergio Leone (1971): Mallory è uno specialista di esplosivi, fuggito dallIrlanda braccato dagli inglesi ma anche dal ricordo di un amico morto dopo aver tradito lIra.
Anche Rory Devaney (Brad Pitt) fugge dallIrlanda negli Usa, in Lombra del diavolo di Alan J. Pakula (1997) e si rifugia a casa del poliziotto Tom OMeara (Harrison Ford), ma siamo ai giorni nostri e il conflitto tra Rory, affiliato allIra ed esperto di armi, e OMeara, lacerato tra lamore per lIrlanda e il rispetto dellordine, diventa metafora della dialettica tra lala militarista e quella «politica» dellIra.
Un conflitto nato già allindomani dellindipendenza, come ci ricordava nel 96 Neil Jordan con il suo Michael Collins, cinebiografia del comandante militare dellIra e protagonista suo malgrado (secondo il film) della guerra civile seguita alla pace con lImpero.
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