Bonolis-Santoro i gemelli diversi della tv

Quante somiglianze tra "Ciao Darwin" e "Annozero": Paolo ha Laurenti e Michele ha Vauro, Paolo ha Madre Natura e Michele ha Travaglio, Paolo ha la Macchina del tempo e Michele ha Ruotolo...

Bonolis-Santoro i gemelli diversi della tv

Qualche settimana fa è successo l’imponderabile. Complice l’altalena del fato, un numero a due cifre e il caso, che è poi lo pseudonimo di Dio quando non vuol metterci la firma. Diversamente nessuno se ne sarebbe mai accorto. È successo che Michele Santoro col suo Annozero, (in onda il giovedì su Raidue) poco tempo fa ha ottenuto il suo record di ascolti: attorno al 25% di share. Ed è successo che la sera dopo, Paolo Bonolis col suo Ciao Darwin, (in onda il venerdì su Canale 5), ha ottenuto lo stesso risultato, (lui però nell’ultima puntata è schizzato al 31.76%...). E allora si è accostato l’inaccostabile. Diversamente, né per serate, né per target, né per genere lo show sulla regressione della specie, sarebbe mai stato paragonato alla regressione ideologica di Raidue. Ma come è possibile che sia Ciao Darwin, sia Annozero facciano il 25%? Per forza: sono lo stesso programma...

Detta così, il pensiero sbatte un po’ contro la testa. In realtà è un confronto meno pornografico di come può apparire sulle prime.
In entrambi i programmi c’è un conduttore istrionico che agguanta la scena e la restituisce solo sui titoli di coda. Un conduttore che aizza la folla e che placa la folla, uno showman robusto che amoreggia con la telecamera e guida le danze. Certo, l’aggressività è bandita dal domicilio di Bonolis e il suo format non è un inganno metodico, ma il modo di far andar la giostra si somiglia.

Poi il pubblico. C’è un casting accuratissimo dietro alla scelta di quelle folle. Dietro a quei volti che assorbono le circostanze come stracci. Imbevuti di ciò di cui il conduttore necessita, cosostanziali al progetto. Bonolis ha bisogno di facce da commedia all’italiana: lo strabico arrapato, il goliardico romagnolo, il burino trasversale, la signora con orecchini che non si vedevano dal 1965, messe in piega fatte con i riccioli troppo chiusi addomesticate a retine color cipria, nonnette che si tengono la borsa stretta in grembo per tutta la durata della puntata, sventole con seni eretti a sistema e un’andatura da binario unico... Santoro ha il pensiero a binario unico. E schiera sempre ragazzi e ragazze rigorosamente di sinistra: esili, con gentili fattezze e lo scalciante feto dell’intelligenza. Belli e ben allevati al bisogno. Perfetti da contrapporre, di volta in volta, alle facce ingrugnite da «fascisti», ai volti grossier della Lega, a quelli rifatti dal chirurgo del Pdl.

La contrapposizione. Bonolis ha gli sfigati contro i fortunati, i ricchi contro i poveri, gli animali da reality contro gli «animali» della vita vera, le siliconate contro le piatte, la nobiltà contro il popolo... e insomma tutto quello che gli serve a far contrasto, alto, basso, comico, tragico, aliti epatici, profumi esotici. Santoro ha solo e sempre due categorie ma perennemente, violentemente, irrimediabilmente contrapposte: la Sinistra contro la Destra.
Bonolis ha la macchina del tempo, con cui catapulta gli sfidanti nell’epoca della Rivoluzione Francese, nella Cuba di Fidel Castro, tra gli aborigeni australiani, tra i roghi della Santa Inquisizione. E chiede loro di orientarsi. Santoro ha Ruotolo, che stacca gli ospiti dall’attualità della puntata, dalle risse del momento, dallo studio e li porta a zonzo per Scampia, per le discariche, per gli scioperi degli operai di Termini Imerese.

Bonolis ha Laurenti e tutto il suo surrealismo. Pronto a punteggiare situazioni o a spostarle un po’, a seconda di quel che serve, con il feeling perfetto, con i tempi perfetti, con la misura perfetta al progetto Ciao Darwin (quando non si tratta del Festival di Sanremo o di uno spot della Lavazza). Santoro ha Vauro, idem come sopra.
Bonolis ha Madre Natura, Santoro ha Travaglio. Bello uguale ma più lirico, cioè fisicamente più freddo. Chiamato a dar meno sfoggio fisico di sé, invitato a sedurre più con gli editoriali che con gli occhi: la bellezza è una carognetta che bisogna saper indossare e Marco lo sa.

E insomma Santoro è Bonolis. Per tutta la puntata. Salvo alla fine, quando per un curioso effetto morphing, si trasforma in Aldo Biscardi (forse aveva anche lo stesso parrucchiere).

Perché esattamente come nel Processo del lunedì, il vincitore è sempre uno soltanto: il conduttore. E perché a casa, esattamente come davanti al Processo del lunedì, uno si alza dalla poltrona con la stessa, identica convinzione che aveva prima di sedersi. Solo più forte di prima.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica