Botteghe sopravvissute

I tempi cambiano, i mestieri anche. Una dopo l'altra stanno chiudendo le botteghe storiche, e le antiche professioni del dopoguerra, per lo più ambulanti - dal moletta (arrotino) all’umbrelee (ombrellaio), dal magnan (stagnino) al cadregatt (impagliatore di sedie) -, sembrano ormai un nostalgico ricordo. È il progresso, la modernità, la globalizzazione: prezzi che, forse, si devono pagare. O forse no. Complice la crisi economica e il carovita, aggiustare una vecchia sedia o affilare un coltello usurato può essere più vantaggioso che comprarli nuovi. Ed ecco che quegli antichi mestieri lombardi che rischiavano di scomparire nell’era della tecnologia e del mercato globale potrebbero tornare utili. Anzi: essenziali. Passeggiando tra fiere e mercatini, imboccando viuzze anguste, costeggiando i cortili di eleganti residenze signorili, ne abbiamo rintracciati alcuni: fabbri, arrotini, legatori che perpetuano nella metropoli la secolare perizia artigianale.

Ogni lunedì mattina, da decine di anni, piazzano la loro vecchia sedia in laboratorio o nella storica bottega di famiglia e incuranti dei passanti e del traffico cominciano a lavorare. Con la passione di sempre, e con la ritrovata speranza che forse, un giorno, torneranno in auge.

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