Capolinea Ferrara: "Non mi vergogno E non sparlerò mai della Juventus""

Ultimo valzer per Ciro: "Visti i risultati, sarei indifendibile anche se ci fosse Moggi". Ultimo assalto a Benitez. Convocato il nipote di Boniperti

Capolinea Ferrara: "Non mi vergogno 
E non sparlerò mai della Juventus""

Torino - «Di fronte a questi risultati, sarei stato indifendibile anche con Moggi in società». Sorride, Ciro Ferrara. Rispondendo indirettamente a quanto affermato un paio di giorni fa dall’ex direttore generale della Juventus («Se ci fossi stato ancora io, avrei supportato Ciro in maniera diversa: non è lui il primo colpevole») e, in pratica, salutando il popolo bianconero. Lo ha fatto ieri, alla vigilia di Inter-Juve di stasera, con classe e stile. Detta molto chiaramente: se in campo Ferrara ha commesso errori nella preparazione e nella gestione delle partite, fuori non gli si può appuntare quasi nulla. Ieri avrebbe potuto tranquillamente rifiutarsi di presentarsi davanti a taccuini e microfoni, così come nessuno si sarebbe stupito se avesse dato contro alla dirigenza bianconera, più che mai impegnata a trovare il suo successore. Nulla di tutto questo, invece: «Non mi nascondo, perché non c'è nulla di cui mi debba vergognare. Sono qui, pronto ad accettare critiche e polemiche: sono capace di mettere la faccia nei momenti positivi e anche in quelli meno belli. Non ci vuole coraggio per essere qui e non sono un eroe, come ha detto Mourinho che comunque ringrazio per le parole che ha speso sul mio conto: serve solo responsabilità e presa di coscienza del ruolo che ricopro».

A testa alta, insomma, anche se Ferrara sa benissimo che la società sogna Benitez subito (oggi Blanc potrebbe volare in Inghilterra), pur avendo proseguito ieri i contatti con Zaccheroni e Gentile. Risultato: l'ex tecnico di Milan e Inter si accontenterebbe del ruolo di traghettatore fino a giugno, l'ex difensore (che potrebbe avere Brio come vice) gradirebbe avere qualche certezza in più sul dopo, magari con un ruolo tecnico-dirigenziale.

Ferrara fa spallucce e va avanti a testa alta, nonostante abbia data di scadenza: al massimo lunedì, forse già domani. «Io non ho ricevuto alcuna comunicazione e il mio spirito è lo stesso di sempre. Quando mi comunicheranno un eventuale esonero, prenderò atto. Mi comporto da una vita con serietà, professionalità e rispetto per tutti. A questa società ho dato tanto ma anche ricevuto altrettanto: certo non mi metto adesso a sparare contro dirigenti che conosco benissimo. L'idea di abbandonare la nave o di trovare altre soluzioni non mi è mai passata per la testa. Ho rispetto per la mia coscienza: quando al mattino mi alzo e mi guardo allo specchio, sono assolutamente tranquillo. I risultati non mi danno ragione, ma la cosa finisce lì: se mi fossi reso conto di avere la squadra e la società contro, avrei pensato alle dimissioni. Siccome non è così, vado avanti. E, se non riesco a migliorare la resa dei miei giocatori sul campo, non è una vergogna: lo accetto e basta».

Accetta tutto. «Non ho nemmeno chiesto chiarimenti: sono pagato per andare in campo, non per altro. E non sentirò la dirigenza contro di me nemmeno quando mi diranno “è finita”. Contro la Juve non avrò mai nulla: sono qui dal 1994 e, prima di diventare allenatore, sono stato giocatore e dirigente vincendo tutto, guadagnando bene e diventando famoso. La sola cosa che la Juve non è riuscita a fare è rendermi più bello».

Sua moglie però non se ne è mai lamentata ed è possibile che da domani i due possano organizzarsi una bella vacanza in qualche luogo esotico. Prima, però, ci sarebbe da provare a battere l'Inter qualificandosi per la semifinale di coppa Italia: «Da quel che mi è parso di capire, non credo che un'eventuale vittoria cambierebbe il corso delle cose - ammette Ferrara - ma io mi preoccupo solo di passare il turno. Poi, vada come deve andare. In ogni caso, nessuno mi ha delegittimato nei confronti della squadra: ho a disposizione dei professionisti che si comporteranno come tali fino alla fine. Verranno ad abbracciarmi in caso di gol? Non lo so, non me lo aspetto. E non penso nemmeno che la società sfrutti il mio lavoro: mi pagano per andare in campo, tutto qui». Sereno come mai, «perché non bisogna mai perdere l'autostima», Ferrara stasera avrà a disposizione la solita Juve incerottata, priva anche di Del Piero (postumi della gastroenterite accusata a inizio settimana) e con il giovane Filippo Boniperti - nipote di Giampiero, tuttora presidente onorario della società - alla prima convocazione ufficiale con i grandi. «Non voglio alibi - chiude Ferrara -. E anche questa storia dei troppi infortuni della Juve dovrebbe finire. Ne abbiamo avuti tanti, è vero, ma molti sono di origine traumatica e non possono essere imputati alla preparazione. Se sono arrivato alla frutta, me ne farò una ragione: sei mesi qui valgono come 10 anni altrove.

Poi, se mi vorranno lasciare la patata bollente in mano ancora per un po', ne sarò ben lieto».

Pressoché impossibile, appunto. Anche se un eventuale successo a San Siro gli permetterebbe forse di sedersi in panchina anche domenica, contro la Lazio.

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