Cariplo, Guzzetti prepara il terzo mandato

Con le elezioni si completa il quadro politico della futura Fondazione: la Lega passa da tre a 7-8 province. Ma l'asse con Tremonti e il rapporto con la società civile assicurano il consenso al presidente. E vun decreto del 2004 rende possibile il rinnovo per altri sei anni

Cariplo, Guzzetti prepara il terzo mandato

Giuseppe Guzzetti si prepara a candidarsi per il terzo mandato di presidente della Fondazione Cariplo, gigante nonprofit con 6,3 miliardi di patrimonio, il 4,7% di Intesa e 190 milioni di erogazioni l’anno. La scadenza non è dietro l’angolo: l’incarico (esennale) al vertice della Commissione di Beneficenza e del cda termina l’anno prossimo. Ma il tema è di attualità perché, con il voto di domenica e lunedì, l’intero quadro politico dei grandi elettori della Fondazione sarà completo: le consultazioni nel Comune di Milano e nelle Province di Pavia e Mantova sono i tre anelli ancora mancanti rispetto ai presidenti della Regione e delle altre Province lombarde e piemontesi «azioniste» della Cariplo, le cui elezioni si sono tenute per lo più nel 2009.
Ma a questo si aggiunge un altro elemento non scontato: secondo quanto ricostruito dal Giornale, Guzzetti - pur presidente fin dal 1997 - ritiene di essere rieleggibile per un ultimo mandato di sei anni. Lo statuto della Cariplo, entrato in vigore nel 2000, prevede che il presidente «può essere rieletto alla carica per una sola volta». Dunque, posto che gli anni prima dello statuto non contano, il primo mandato sarebbe quello del 2001-2006 e il secondo (e ultimo) quello in corso (2007-2012). Ma non è così: in seguito alla «Riforma Tremonti» del 2001 (che intendeva pubblicizzare le Fondazioni subordinando alla politica sia i settori d’intervento, sia le nomine nei consigli) e alla sua parziale abrogazione da parte della Corte Costituzionale nel 2003, la disciplina delle Fondazioni è stata sanata nel 2004 da un decreto ministeriale (n.150). Nel quale (all’art.7) si legge che «il mandato in carica all’entrata in vigore del presente regolamento non viene computato ai fini del limite di mandato». Dunque il primo mandato di Guzzetti è quello in corso. Per farne un altro (e arrivare a 22 anni di governo della Cariplo) non c’è bisogno di cambiare lo statuto. E questo è l’orientamento legale della Fondazione.
D’altra parte il navigato avvocato nato a Turate 77 anni fa, un passato nella Dc, due volte presidente della Regione Lombardia e altre due senatore, è il gigante delle Fondazioni ex bancarie, di cui presiede l’associazione (Acri), nonchè king maker nei giochi della più grande banca italiana, in asse con l’amico Giovanni Bazoli, presidente di Intesa. Persino i nemici peggiori, come quelli che lo vorrebbero in pensione, lo considerano un «fuoriclasse». E non a caso invitto: chiunque abbia cercato di ostacolarne i disegni ha dovuto presto o tardi venire a più miti consigli. Da Bruno Ermolli, plenipotenziario di Berlusconi per le partite bancarie, allo stesso Tremonti, sconfitto nella disputa del 2001-2003 sulla natura privata o pubblica delle Fondazioni. Forse è per questo che non ci sono candidati che lo minacciano. Non è il caso dei suoi vice, Carlo Sangalli, con il quale Guzzetti ha un ottimo rapporto, e Mariella Enoc, addirittura indicata come possibile delfino. Mentre con Graziano Tarantini, emergente manager vicino a Cl in cui qualcuno vede il dopo-Guzzetti, è da escludere uno scontro: basta ricordare che al momento degli attriti con Tremonti, Tarantini difese lo stesso principio di Guzzetti.
Ed è proprio da quella battaglia che è nato l’altro asse oggi decisivo per decifrare il nuovo quadro politico in cui Guzzetti si prepara a un altro mandato. Basta guardare il colore delle giunte provinciali lombarde (più Novara e Verbania) per capire che la prossima Commissione sarà ben diversa da quella insediatasi nel 2007: allora solo tre delle 13 province rappresentate in Cariplo erano verdi; sette del Pd e tre di Forza Italia. Dopo queste elezioni (e quelle del 2009) la Lega può arrivare fino a otto, con il Pdl a cinque e il Pd fuori dai giochi (Mantova è l’ultimo baluardo). Sulla carta un quadro non certo ideale per il profilo culturale legato alla sinistra democristiana tanto cara a Guzzetti e Bazoli. Ma qui entrano in gioco altri fattori.
Il primo è proprio il forte legame stabilito con Tremonti tramite l’ingresso delle Fondazioni nella Cdp, suggellato dall’arrivo al vertice della Cassa Depositi e Prestiti di Giovanni Gorno Tempini, manager di scuola bazoliana. In altri termini, con la copertura di Tremonti, la Lega (che non nasconde di voler contare di più nella finanza del Nord) non sarà portata a vedere Guzzetti (e Bazoli) come i nemici da eliminare. Il secondo è legato al metodo di composizione della Commissione: solo la metà (20 su 40) sono i membri nominati da enti locali, che peraltro indicano delle «terne» di nomi all’interno delle quali è la stessa Commissione uscente a scegliere i suoi successori. Stesso metodo anche per selezionare gli altri 20: sei dalla società civile, sei dal nonprofit e gli ultimi sette cooptati direttamente dalla Commissione uscente. Un sistema che certo favorisce la capacità di attrarre consenso da parte di un presidente forte.


Resta solo da capire come egli vorrà gestire la sua età: al momento del rinnovo Guzzetti avrà 79 anni e con un mandato pieno arriverebbe a 85. Probabile allora che sia lui stesso a proporre una strada intermedia, un mezzo mandato, anche al fine di preparare la successione. E lasciare la Fondazione in mani sicure e stabili. Ma per questo è ancora presto.

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