Più sottile delle omonime polveri si fa il dibattito fra gli esperti di varie scuole e varie sigle sullo smog. Aria, aria delle mie brame, qual è il punto più inquinato del reame?
C'è chi giura, dati alla mano, che le zone più pericolose siano quelle fuori del recinto presidiato dall'Ecopass, ma altri specialisti, con altri dato alla mano, assicurano che l'aria più sporca si trova nelle stazioni del metro e sui vagoni ferroviari dei pendolari. Per rendere più intrigante il quiz cittadino, non manca chi afferma solennemente che risultano più inquinati certi parchi che non piazze caratterizzate da un'intensa circolazione automobilistica.
Gli automobilisti sono frastornati nel turbinio di dati contrastanti. Sì, sono rassegnati da tempo all'idea di essere il male urbano assoluto, ma vorrebbero sapere con ragionevole approssimazione come e perché. È vero, da decenni non reagiscono nemmeno quando vengono munti come supermucche dell'era industriale e continueranno a pagare, ma vorrebbero che qualcuno spiegasse loro una volta per tutte quanto grave è la loro colpa di sfruttatori di motori a scoppio. Inquinano di più mille tubi di scappamento o una sola caldaia modello 1891? Vecchia questione: l'Ecopass deve intendersi come risarcimento o come gabella aggiuntiva? Ecco, le baruffe degli esperti, o presunti tali, sui picchi dello smog legittimano una sfilza di dubbi e cancellano, in chi le avesse, le poche certezze.
Quando i venti elettorali si saranno placati e l'atmosfera risulterà più limpida, bisognerà riparlarne, sulla base di analisi documentate e che, possibilmente, non si elidano a vicenda. Gli automobilisti non devono inquinare, ma debbono pretendere di non subire inquinamenti sul comune senso di responsabilità.
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