Cinquecento in coda per entrare nell’ospedale che cura i maniaci

da Berlino

Nel 2006, secondo le statistiche del Bka, la polizia criminale tedesca, sono stati quasi ventimila i bambini che solo in Germania hanno subito abusi sessuali da parte di adulti. Ma il numero reale sarebbe di gran lunga superiore perché molto spesso i bambini non hanno la possibilità di denunciare chi commette violenze nei loro confronti e i pedofili, secondo chi ha studiato il fenomeno, hanno un dono particolare nel trasformare le loro vittime in complici conquistandone le simpatie e a volte l'affetto.
«I casi di cui si viene a conoscenza - dice Klaus Michael Beier docente di medicina sessuale all'università di Berlino - sono quasi sempre i più clamorosi, quelli che finiscono tragicamente ma questi casi sono solo la punta di un iceberg dietro il quale si nasconde una piaga molto più diffusa di quanto si pensi». Il professor Beier è forse la massima autorità in materia di studi e terapie di questo triste fenomeno. Insieme ad un team di medici ha fondato presso l'ospedale Charité di Berlino un reparto specializzato nella cura dei pedofili. Un'iniziativa unica in Europa finanziata dalla Volkswagen e sponsorizzata dall'associazione Hänsel und Gretel che si batte per la protezione dell'infanzia (Hänsel e Gretel sono i due bambini che nella celebre favola dei fratelli Grimm cercano di sfuggire all'orco che li vuole divorare). Per ovvie ragioni il reparto del professor Beier agisce nella massima segretezza e solo ora, dopo due anni di attività, ha pubblicato un rapporto sui risultati di cure e ricerche. Ciò che più colpisce nel rapporto è il numero di persone che hanno chiesto di sottoporsi alle terapie. Solo nelle prime settimane di attività sono giunte 498 domande in gran parte provenienti da soggetti che per loro ammissione avevano avuto rapporti sessuali con minori ma anche da persone che non avevano commesso abusi ma provavano una forte attrazione sessuale per bambini e bambine. Dei quasi cinquecento aspiranti a uscire dall'inferno della pedofilia solo novanta hanno potuto sottoporsi alla terapia poiché le capienze del reparto, ancora in fase sperimentale, sono limitate. E le cure sono lunghe e complesse poiché la pedofilia è un fenomeno che secondo il rapporto va affrontato sotto vari aspetti, psicologico ma anche fisiologico e ormonale. E infatti il team guidato dal professor Beier è composto oltre che da psicanalisti, da endocrinologi e sessuologi. Risultati? Venti dei pazienti in cura, secondo il rapporto, non costituiscono più un pericolo per la società, altri venti hanno abbandonato la terapia e il resto ha deciso di continuare la cura. Un bilancio che il professor Beier ha definito agrodolce poiché non c'è la certezza di guarire i pedofili ma c'è solo la possibilità di portarli a un punto in cui sono in grado di dominare i loro istinti. Insomma la pedofilia sarebbe una tara non guaribile ma controllabile. E la prova viene dai pazienti che dopo le cure sono stati giudicati non più pericolosi. Molti di loro, infatti, ammettono di essere ancora attratti sessualmente dai minori ma al tempo stesso hanno sviluppato la capacità di non cedere ai loro impulsi.
Secondo il rapporto in molti dei pazienti che hanno chiesto di essere curati è stato registrato un cattivo funzionamento dell'apparato ormonale che agirebbe come elemento moltiplicatore degli stimoli deviati. Tuttavia nelle cure la maggiore attenzione è rivolta al profilo psichico del paziente.


«La premessa perché le cure abbiano successo - dice Beier - è che il paziente senta la gravità della propria condizione e sia determinato a uscirne. Solo se c'è questo presupposto la scienza può aiutarlo a vivere normalmente ma la strada per la guarigione completa è ancora lontana».

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