Conferenza annullata dopo il no al Dalai

I boia cinesi fanno ancora una volta gli straordinari. Nel 2008 sono state 1.718 le persone messe a morte nel pianeta giallo. Ovvero il 72% delle 2390 condanne a morte eseguite lo scorso anno nel mondo. Lo denuncia Amnesty International ammettendo che le cifre reali potrebbero essere ben più alte. In molti Paesi, a cominciare dalla Cina, la sentenza capitale è un segreto di stato. Non solo: per fare lavorare meglio i boia i cinesi si sono inventati una camera della morte mobile ricavata in un pulmino, il che rende ancora più complicate le rilevazioni.
L’unica buona notizia a livello internazionale è che aumentano i Paesi che hanno abolito la pena di morte. E solo in 25 dei 59, che ancora la adottano, vengono eseguite le sentenze. Anche la vecchia Europa ha la sua pecora nera. La Bielorussia, dell’uomo forte Aleksandr Lukashenko, ha eseguito 4 condanne a morte nel 2008. L’esecuzione avviene con un colpo di pistola alla nuca. Non vengono rilasciate informazioni sulla data e sul luogo di sepoltura dei condannati. Amnesty calcola che dall’indipendenza del 1991 siano state giustiziate in Bielorussia circa 400 persone.
Anche in Iran non si scherza. Nella patria degli ayatollah sono state messe a morte nel 2008 346 persone, compresi otto minorenni al momento del reato. Le esecuzioni avvengono tramite impiccagione o lapidazione. Il 93% delle esecuzioni avvengono in Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Secondo Irene Khan, di Amnesty International, vanno sul patibolo nel mondo sette persone al giorno.
Quanto a Pechino, è balzata dalle 470 condanne a morte eseguite nel 2007 alle 1718 dello scorso anno. Un primato indiscusso. La sentenza viene eseguita con fucilazione o iniezione letale. Per migliorare l’efficienza le autorità cinesi si sono dotate di una piccola flotta di minibus trasformati in celle della morte mobili. Si tratta di pulmini bianchi e azzurri con i lampeggianti della polizia. Esternamente non appaiono diversi dagli altri in dotazione alle forze di sicurezza, ma all’interno i diciassette posti previsti sono stati trasformati in una camera dell’esecuzione tramite iniezione letale.
I condannati vengono legati su un lettino e giustiziati da una piccola equipe medica con un’endovena di sostanze tossiche. Un monitor controlla che tutto fili per il verso giusto. Il pulmino viene prodotto dalla Jinguan Auto, specializzata in ambulanze e camion. Il signor Zhang, responsabile dell’azienda, ne ha spiegato fiero il funzionamento a un giornalista del quotidiano inglese Independent. Le autorità hanno già acquistato 10 esemplari, che girano per le sperdute province. Su richiesta della magistratura locale eseguono le sentenze nei villaggi più lontani, per dare l’esempio. Sembra che l’utilizzo di una iniezione letale e l’idea del braccio della morte mobile derivino anche dalle proteste dei carnefici. Fucilare i condannati e poi tirare il colpo di grazia comportava pericolosi schizzi di sangue. Molti dei condannati a morte in Cina sono trafficanti di droga malati di Aids. Il rischio di infettarsi era diventato troppo alto. Tanto più che il pulmino delle esecuzioni può essere utile anche ad altro: per esempio all’espianto degli organi del giustiziato.

Una pratica che le autorità cinesi giustificano sostenendo di solito che il condannato e la sua famiglia sono consenzienti. Quanto al pulmino il signor Zhang, che lo fabbrica, ha già invitato a farsi avanti i Paesi stranieri interessati all’acquisto.

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