Conflitto di interessi: Bassolino dà lavoro al figlio coi debiti della Regione

Il deficit rifinanziato dalla Ubs, banca in cui opera il rampollo del governatore. Venerdì scorso l'ultimo prestito di 1,2 miliardi di euro

Conflitto di interessi: Bassolino dà lavoro al figlio coi debiti della Regione

Milano - C’è stata una lunga consultazione nella City londinese. I due fratelli Pavesi, commercialisti napoletani, proprietari della Fincon non passano inosservati. Sono degli specialisti sul debito pubblico degli enti locali: sono in quasi tutte le operazioni fatte in Campania da Bassolino, hanno messo il naso in Abruzzo e Puglia e hanno fatto il medesimo lavoro per Mercedes Bresso, la collega di Bassolino (di partito e di ruolo) in Piemonte. Per qualche settimana, l’anno scorso, si sono trovati disoccupati: i golden boy della finanza bassoliniana avevano improvvisamente perso il loro rapporto di consulenza con Merrill Lynch, una delle più prestigiose banche mondiali. E ai piani alti di Ubs, una banca di investimenti concorrente di Merrill Lynch, qualcuno non era dell’avviso di portarsi a casa i due fratelli. Alla fine i Pavesi stringono con Ubs e tutto ritorna come prima. I Pavesi e il loro rapporto con lo staff e gli uomini di Antonio Bassolino sono il cardine della nostra storia. Che parte da lontano, riguarda miliardi di euro e coinvolge l’allora sindaco di Napoli, Bassolino, suo figlio Gaetano, alle prime armi nella banca d’affari Ubs, i nostri commercialisti, Merrill Lynch, la grande banca americana, e un debito campano che cresce ogni giorno di più. E finisce, per il momento, venerdì scorso, con una riunione di giunta della Regione Campania. Ma andiamo per ordine.
La Campania ha sulle sue spalle un debito enorme, in gran parte accumulato a causa dei buchi della sanità. La legge le permette, a certe complicate condizioni, di rifinanziare il proprio debito cioè di ricontrattarlo a condizioni diverse e si presume migliorative. Un po’ come un proprietario di una casa che voglia rivedere le condizioni del proprio mutuo. Ebbene negli ultimi tre anni (2004, 2006 e 2007) Bassolino è riuscito a mettere in fila una dietro l’altra operazioni di rifinanziamento di vecchi prestiti per circa 4 miliardi. Nel 2004 per circa 1 miliardo, nel 2006 per poco meno di 1,9 miliardi e venerdì scorso è ritornato alla carica per un rifinanziamento di 1,2 miliardi. Una marea di operazioni finanziarie che coinvolgono principalmente sempre due banche: Merrill Lynch e Ubs. Con la particolarità che le due banche si sono palleggiate i due fratelli Pavesi, che prima con un cappello poi con l’altro sono sempre in mezzo. E con la combinazione che negli uffici «debt capital markets per il settore pubblico europeo di Ubs» c’è proprio il figlio di Bassolino. Il quotidiano napoletano Roma, ha segnalato la cambinazione alcuni anni fa e si è beccato una querela. Il Sole 24 ore più asetticamente ci informa che a settembre del 2006 Bassolino jr, già attivo nell’area del debt capital markets per il settore pubblico europeo di Ubs, «assume la responsabilità del business anche per clienti corporate e del settore pubblico italiani». Insomma almeno dal settembre del 2006 è ufficiale ciò che il Roma denunciava dal 2003 e cioè il gigantesco conflitto di interesse che sussiste tra il Bassolino indebitato e il figlio che gli ristruttura il debito.
La storia del debito di Bassolino è davvero singolare e non solo perché affida sempre alla banca di suo figlio il mandato per rifinanziarli. È singolare anche questo attivismo finanziario. La delibera della giunta di venerdì scorso è un monumento di scarsa trasparenza. Intanto sia ben chiaro: in delibera non sono mai citate le banche che si occuperanno del mandato di Join Lead manager. E cioè chi distruibuisce le carte dell’operazione finanziaria; anche altre istituzioni finanziarie, ma in ruoli marginali, sono della partita. Ma rimanda ad un’oscura determinazione di un dirigente dell’assessorato Bilancio, ragioneria e Tributi: si tratta della numero 144 del 29-9-2003 che, guarda caso, cita proprio Merrill Lynch e Ubs. Le due banche in sostanza non solo non passano al vaglio del consiglio regionale (è ovviamente legittimo) ma non vengono esplicitate neanche agli stessi componenti della giunta Bassolino poiché si fa solo cenno ad una gara e relativo decreto dirigenziale di quattro anni fa.

Ma la scarsa trasparenza sulle banche è nulla rispetto a questa continua necessità che la giunta campana ha di rifinanziare il proprio debito. Nel nostro paragone, il proprietario di casa potrà rifinanziarsi il proprio mutuo una volta, ma alla quarta sorge qualche dubbio sulla sua economicità. Ma tant’è.
(1. Continua)

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