Conte lancia la Juve «Non mi accontento di mezzo scudetto»

Conte lancia la Juve «Non mi accontento di mezzo scudetto»

Torino Toglietegli tutto, ma non il suo sogno. Altrimenti, parole sue, «diventa dura». Il sogno di Antonio Conte si chiama scudetto, è chiaro. Arrivati a un passo dal giro di boa, non è evidentemente più tempo di nascondersi. Semmai, è giunto il momento di guardarsi dentro comunicando a tutti che la squadra ha un'anima preziosa, per certi versi unica e comunque da difendere e far crescere. Poi magari non basterà per vincere il tricolore, però è giusto darle credito: «Siamo in testa grazie a grandi motivazioni, sacrificio, entusiasmo e voglia di dimostrare che la Juve ha tutto per tornare nell'elite del calcio. Nel ritorno servirà altrettanto: ripetersi non sarà facile, però so di poter contare su giocatori che hanno voglia di fare qualcosa di straordinario. La bellezza sta nel sognare un traguardo: faremo di tutto per rimanere aggrappati fino alla fine. La domanda è: saremo bravi tutti, io per primo, a ripeterci anche nel ritorno?».
Conte in versione simil Marzullo: si fa le domande e in un certo senso si dà anche le risposte. «Il terzo posto? Non firmo mai per obiettivi minimi: non l'avrei fatto in estate, non lo faccio adesso. Abbiamo l'obbligo di fare il massimo e di sognare». Il tricolore, ovvio. Per raggiungere il quale urgono tre punti stasera a Bergamo che, se conquistati, laureerebbero la Juventus campione d'inverno: conterà anche poco, ma intanto è meglio stare davanti agli avversari e comunque negli ultimi dieci anni è poi diventata otto volte campione d'Italia la squadra che aveva virato in testa. «Proveremo a confermarci, ma già sappiamo che sarà difficilissimo». Suona anche come un invito alla società a darsi da fare sul mercato: «Il confronto con la dirigenza è quotidiano. Io dico la mia: a volte posso essere accontentato, altre no. Ma non sbandiero ai quattro venti se ci serve di più un centrocampista o un difensore: la società sa cosa penso, ma si va avanti puntando al massimo. Sempre». Un extracomunitario arriverà, comunque: Guarin (dal Porto) a centrocampo o Caceres (dal Siviglia) in difesa, ma i buchi da tappare saranno due e quindi Marotta dovrà dimostrarsi abile a convincere le controparti (tra cui il Cagliari, per Nainggolan) ad accettare formule di pagamento dilazionate. Nel frattempo è stato ufficializzato anche qualche malumore, tipo Pazienza: «Certe situazioni sono complesse - ha spiegato Conte -. Io voglio gente che si metta a disposizione a prescindere. Adesso c'è una vetrina di mercato importante: c'è chi è soddisfatto e chi meno. Se qualcuno vuole fare dei rilievi, è giusto che lo faccia adesso: dopo, sarebbe tardi». Risultato: anche a Bergamo, in attesa della fine del mercato, giocheranno i soliti noti, con i soli dubbi che riguardano Matri (favorito) e Borriello e la scelta tra Bonucci (in pole) e De Ceglie. «L'Atalanta ha un'anima e un gruppo che sta facendo benissimo, andando oltre tutti i problemi che conosciamo. Quello che è successo due anni fa tra me e tifosi è acqua passata: si è trattato di un'esperienza comunque costruttiva che, anche negli errori, mi ha fatto crescere molto. Sono però contento che il vero atalantino mi abbia apprezzato.

Ognuno ha la propria strada: il tempo è galantuomo, su tutto. Doni? Se mi dovessi esprimere solo sul piano sportivo, non mi tirerei indietro. Dal momento però che si tratta di un ragazzo in difficoltà dal punto di vista umano, non mi sento di dire nulla». Chapeau.

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