Bisogna fuggire dalle formule giornalistiche: basta un niente perché diventino pigre e stantìe. Ricordate la moda del «combinato disposto»? Non cera intervista o commento che non lo tirasse in ballo, suonava bene, molto «tecnico», e vai a sapere cosa significava. Su un livello più basso si colloca «i furbetti del quartierino», straordinaria immagine pop (fa il paio con «i compagnucci della parrocchietta» di Sordi) coniata dallimmobiliarista Ricucci; il quale, intercettato al telefono, di sicuro non immaginava di finire per quella frase sulle prime pagine. Dai primi di luglio la locuzione è stata ripresa in tutte le salse, con le innegabili variazioni (lultima, «i furboni del quartierone», viene proprio dal Giornale), e cè chi ne ha fatto, addirittura, il titolo di una rubrica radiofonica.
Capita infatti che ogni mattina alle 9, su Radio 24, nel suo riconquistato Vivavoce, Giancarlo Santalmassi apra la trasmissione a tema con un siparietto satirico dedicato, appunto, ai «furbetti del quartierino». Lidea è di sculacciare telegraficamente il furbo del giorno, senza reverenze politiche, colpendo a destra e a sinistra. Peccato che Santalmassi, voce calda e nervi saldi, si atteggi un po a conte di Montecristo.
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