Coppa America, la febbre sale a «+39»

Guidato dai «maghi» Walker e Percy il sindacato italiano ha sconfitto i fenomeni di Team New Zealand

Antonio Vettese

da Malmö

Fanno notizia le vittorie di +39, il sindacato iscritto dal Circolo Vela Gargnano, quel posto del lago di Garda dove si organizza la Centomiglia. Il sindacato che usa una delle barche più vecchie in circolazione, ex Be Happy arrivata ultima nell’edizione del 2000 della Coppa America e riattivata da Alinghi come scafo per esperimenti crudeli di taglia e cuci. Insomma un mezzo rottame che però i ragazzi dello skipper a terra Luca Devoti riescono (ogni tanto) a trasformare in aeroplano. Come nella storica vittoria, domenica, contro Emirates Team New Zealand, squadra che perde pochissimo, in genere solo contro Alinghi.
Gli ingredienti della vittoria? Uno solo finora, lo «spirito olimpico», la cristallina voglia di vincere dell’equipaggio che Devoti, medaglia d’argento in Finn all’Olimpiade di Sydney, ha scelto. Luca vuole solo «machine a gagner» (macchine per vincere).
Per primo ha scelto il timoniere Iain Percy che in quei giochi lo ha battuto e che «è un uomo squadra, un leader di carisma». Percy, tanto per capire che tipo è, nei tempi morti della Coppa ha vinto un campionato europeo Star, è un ragazzone con gli occhi azzurri e limpidi, di quelli per cui la forza è serenità e freddezza, la dote migliore dei velisti, perché una decisione sbagliata costa più del guadagno che arriva con una decisione giusta. Il condimento è il tattico Ian Walker, acquisto recente, già skipper del sindacato inglese Gbr Challenge e due volte medaglia olimpica, argento in 470 e Star. Ci sono altri uomini con vocazione olimpica, lo spagnolo Rafael Trujillo, il palermitano Ganga Bruni, fratello di Checco che naviga su Luna Rossa, oppure l’inglese Andrew Simpson. «Questa vittoria vuol dire molto – ha detto Devoti – è il mio sogno di un equipaggio olimpico che comincia ad avverarsi». E che, aggiungiamo perché lui non lo dice, sembra rimettere a posto le gerarchie tra campioni in uno sport dove un calendario troppo ricco di date e classi regala titoli senza valore.
Tutti sanno che la strada è ancora lunga, ma solo pochi mesi fa sua maestà Jochen Schumann, il tedesco attorno cui ruota Alinghi che ha scelto di timonare in prima persona (lo aveva fatto raramente, riservandosi un ruolo di controllo in pozzetto), aveva detto «quei ragazzi hanno molto da imparare, non solo il match race ma anche far correre un bestione di 24 metri». Altri si spingevano allo sfottò: «Come farete con le vele colorate?». Che tradotto significa, «voi che navigate in Star e Finn senza spinnaker (la vela colorata) come farete a imparare?». A quanto pare per chi ha talento imparare non è un problema, anche perché qualche uomo di esperienza sui barconi esiste, come il tailer (regolatore) friulano Stefano Rizzi, ex Luna Rossa.

Per il sindacato gardesano il punto contro i neozelandesi (e anche quello di ieri contro China Team) è stato davvero un tonico, perché la strada resta in salita.
Nelle prossime settimane dovrebbe iniziare la costruzione della barca disegnata da Giovanni Ceccarelli, che dovrebbe essere pronta per la prossima stagione «e allora vedremo davvero quanto valiamo» dice Devoti.

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